Ventitré anni di calcio, ventotto trofei totali in bacheca, tra i quali spiccano due Champions, un Mondiale con l'Italia e sei scudetti tra Milan e Juventus. Il palmares di Andrea Pirlo da Flero non ha bisogno di ulteriori commenti. Lui è stato un autentico geometra del calcio, o meglio architetto, con quel suo stile sempre pacato, capace però ieri sera di riempire San Siro, facendo emozionare per l'ultima volta i 43000 spettatori di generazioni diverse che hanno avuto la fortuna di assaporare in carriera la sua bravura sul campo.
Tanti vecchi amici
Nella notte milanese sono tanti i vecchi compagni di "battaglia" che hanno risposto presente alla partita di gala, da Del Piero a Totti, da Shevchenko a Ronaldo, da Inzaghi a Vieri arrivando a Baggio solo per citarne alcuni. Amici più che atleti: questa la caratteristica che forse ai giorni nostri manca e va recuperata al più presto. In panchina allenatori di spicco come Conte, Ancelotti, Allegri, Donadoni e Tassotti. Da lustrarsi gli occhi. La pioggia ha fatto da cornice all'evento, come se il cielo volesse farne parte.
E nel 7-7 conclusivo, l'ingresso in campo del figlio Niccolò è stato un passaggio di consegne toccante che il "dio del calcio" ha voluto. La somiglianza in viso è disarmante, non rimane che sperare che i piedi siano gli stessi, allora saremmo tutti più tranquilli.
Perché un giocatore così sui rettangoli verdi mancherà eccome. E non ci sono bandiere o campanilismi che tengano.
Versatilità
Pirlo è stata la testimonianza di come i ruoli nel calcio servano a poco. Cresciuto come trequartista, è stato reinventato come playmaker davanti alla difesa da mister Ancelotti ai tempi del Milan e da lì non si è più mosso, facendo prima le fortune dei rossoneri e poi dei bianconeri juventini.
Senza dimenticare il contributo in quella posizione che è riuscito a trasmettere alla nazionale italiana.
E allora non rimane che dire un "grazie Andrea Pirlo". Per tutto quello che sei stato e per quello che hai saputo dare con il pallone tra i piedi. Qualunque sia il futuro, sarà un successo. Tra i tanti trofei di squadra, manca il più prestigioso a livello personale: il Pallone d'oro, che oggi tanti addetti ai lavori hanno rispolverato tra gli argomenti di interesse popolare. Forse questa è stata l'unica ingiustizia di una carriera sensazionale. Ma per chi scrive, questo riconoscimento Andrea Pirlo l'ha vinto "ad honorem". Giusto così.