Come un faro che cerchi di condurre in porto una nave minacciata da acque irate: questa l'immagine che sovviene alla mente pensando al discorso del presidente della Repubblica tenuto lunedì, con il quale si ponevano i partiti "vincitori" delle elezioni dinanzi ad una scelta tra un "esecutivo neutrale" o il voto anticipato. Sergio Mattarella rappresenta appunto il faro che, con la sua luce, stia tentando di far guadagnare nuovamente la rotta all'Italia, nel tentativo di farla uscire dal tumulto dello stallo.

La scelta sottoposta ai partiti

Lunedì, al termine del terzo ed ultimo giro di consultazioni al Quirinale, il presidente della Repubblica, nel suo discorso, aveva messo in luce le difficoltà nel dialogo tra le varie forze politiche per trovare un'intesa che permettesse la nascita di un nuovo governo, e, dinanzi all'impossibilità di un accordo, aveva sottoposto ai partiti un'alternativa: o la nascita di un "esecutivo neutrale" (definito anche, da giornalisti ed opinionisti vari, con la curiosa espressione di "governo balneare") che abbia una durata massima fino a dicembre (quando, comunque, si terranno nuove elezioni), oppure il ritorno, nella prima data giuridicamente possibile, alle urne - la scelta, insomma, è solo delle forze politiche stesse.

La prima alternativa, ha precisato Mattarella, permetterebbe un disbrigo degli affari correnti ed immediatamente futuri, ossia permetterebbe all'Italia di far fronte alle priorità nazionali e agli impegni europei (ad esempio approvare una nuova legge elettorale che evitasse un'altra situazione di stallo dopo la prossima tornata elettorale, ed una manovra di stabilità da sottoporre al vaglio delle istituzioni Ue). La seconda opzione, invece, ha continuato il presidente della Repubblica, è più rischiosa, non solo perché, appunto, vi è la possibilità che la situazione attuale si ripeta (per via del "Rosatellum"), ma anche perché tempi eccessivamente "stretti" potrebbero impedire lo svolgimento armonico del voto (i partiti minori, infatti, potrebbero incontrare non poche difficoltà ad assolvere a tutti gli obblighi burocratici, per quanto concerne le liste elettorali ad esempio, in tempi sufficientemente ristretti per presentarsi alle nuove elezioni).

Due riflessioni

Sono possibili due considerazioni (più di due, invero) in merito a quanto affermato da Mattarella, la prima di ordine più generale/filosofico, la seconda di carattere più particolare/giuridico. Vi è da dire, in primo luogo, che l'intervento in media res di Mattarella nella crisi Politica attuale, l'alternativa che ha posto nel tentativo di risolverla, equivalga ad un'indiretta critica alla credibilità delle forze politiche maggiori, le quali, nel corso di due mesi, non sono state incapaci di accordarsi.

Non solo: quanto detto da Mattarella, il significato delle sue parole, dovrebbe essere assunto dalle compagini politiche a motivo di autocritica, ad evidenziazione di quelle asperità e criticità nella comunicazione con le altre forze politiche, di quegli obiettivi errori nella dettatura nella "linea", da parte degli stessi partiti.

Ma, in secondo luogo, proseguire con le linee attuali porterà le compagini cosiddette "vincitrici delle elezioni" a negare l'appoggio al "governo del Presidente", che rischia dunque di non vedersi concessa la fiducia in Parlamento (passo fondamentale perché un nuovo esecutivo possa avere pieni poteri). La crisi politica attuale rischierebbe dunque di protrarsi ancora per mesi, con tutti i contraccolpi che ciò potrebbe avere, questa volta, sulla credibilità politica della stessa Repubblica italiana all'estero e sui mercati. E questi sono solo due degli sviluppi indesiderabili che potrebbero aver luogo.