Accade sempre più spesso che si senta parlare di episodi di violenza, sia essa fisica che verbale, perpetrata dai giovani nei confronti dei propri coetanei o, ancor più grave, nei confronti degli adulti. Non è raro, infatti, imbattersi in filmati in cui lo studente di turno inveisce, schernisce e di sovente aggredisce fisicamente il professore, postando successivamente il video in questione sui social e riuscendo a divenire un motivo di becero divertimento grazie anche alla celerità con cui esso diventa virale in rete.

Pensiero comune è quello di additare queste scene abiette come l’inevitabile conseguenza dell’influenza della televisione e dei videogiochi che sovente propongono falsi miti e cattivi esempi di condotta morale.

Ma siamo sicuri che siano propri i mass media gli unici colpevoli di tale scempio?

Genitore assente

Non ci si lasci ingannare dalla semplicistica colpevolizzazione della tv come unico reo dei comportamenti scorretti degli adolescenti, specialmente se viene utilizzata dai genitori come mezzo di autoconvincimento che il loro dovere di educatori è stato eseguito in maniera egregia.

Spesso è proprio la pigrizia del genitore che porta il ragazzo alle azioni sovra citate; il genitore, infatti, tende a disinteressarsi alle vicende della prole, divenendo così una figura marginale per la crescita del figlio che si sentirà senza limiti e dunque più libero di poter dare sfogo alle proprie pulsioni di violenza repressa.

Genitore fin troppo presente

Ancora più grave è la situazione opposta, ossia quella in cui il genitore diventa un mero amico del figlio, giustificando ogni sua azione e lasciando scemare quel senso di autorità che dovrebbe essere invece percepito dal ragazzo. Di poche ore fa, infatti, è la notizia dell’ennesimo episodio di “paterna giustificazione del figlio”: a Milano, una madre ha fatto irruzione nella classe del figlioletto, picchiando la maestra sotto gli occhi dei suoi studenti.

La causa presunta sarebbe stata un graffio che la maestra avrebbe procurato al bambino a seguito del suo intervento volto per separare quest’ultimo dal compagno con cui stava litigando.

Secondo la dichiarazione della docente il bambino avrebbe cercato di morderla e durante colluttazione col compagno si sarebbe ferito al braccio.

Questo è solo l’ultimo degli innumerevoli episodi in cui i genitori somatizzano i problemi dei figli giustificando qualunque gesto essi compiano e aggredendo chiunque cerchi di limitare la libertà del ragazzo, come a voler dimostrare che il volergli bene consti nel difenderlo a spada tratta su ogni tematica

L’albero tarlato non produce frutti

In tal modo, si limita la capacità del bambino o adolescente nel saper riconoscere le autorità e le gerarchie poste in essere dalla società in cui si vive, così da fomentare quel rifiuto verso le regole sociali del quieto vivere, portando all’esasperazione la voglia di ribellione e di prevalsa nei confronti di tutto e di tutti.

Da lì a poco il ragazzino sarà già cresciuto e poco importa se sarà un incivile o un cosiddetto “borderline”: l’importante è che lui sia stato da sempre il “bello di papà” e “l’amore di mamma”. Quel fiore di un albero tarlato che non è mai stato fecondato dal polline del senso civico.