Probabilmente, è sufficiente leggere un qualsiasi manuale di Diritto Costituzionale destinato agli studenti del primo anno della facoltà di Giurisprudenza (chi scrive ha studiato sul Temistocle Martines, Diritto Costituzionale, 1984) che a pag. 425, scrive "... il Presidente della Repubblica ha un ristretto margine di discrezionalità nella scelta del Presidente del Consiglio (mentre non ne ha alcuno nella scelta dei ministri, lasciata al Presidente del Consiglio) per rendersi forse facilmente conto che il Capo dello Stato, che certamente ha il diritto/dovere, con gli strumenti del soft power, di consigliare e tentare di persuadere il Presidente del Consiglio incaricato dell'inopportunità di una proposta di nomina di un Ministro, non ha alcun diritto di veto. A fronte dell'irremovibilità eventualmente manifestata da quest'ultimo durante l'iter della Formazione del Governo.

Il Capo dello Stato non ha alcun potere di indirizzo politico

Chi sostiene il contrario invoca le ormai ben note buone ragioni di "merito" che avrebbe avuto il Presidente Mattarella durante il recente "braccio di ferro" che il Capo dello Stato ha ingaggiato con la maggioranza che si era formata in Parlamento. Qui non si intende entrare nel merito di queste ragioni, che qualcuno può condividere e qualcun altro no.

Neppure si intende annoiare il lettore, con il richiamo, che a molti può sembrare arido, delle norme costituzionali che impongono l'intepretazione (fermo restando che sempre si interpretazione si tratta...) secondo la quale i confini del soft power che la Costituzione risconosce al Capo dello Stato sono invalicabili.

Piuttosto, si intende lanciare una suggestione..

E se durante la "guerra fredda" il PCI avesse avuto una maggioranza parlamentare per formare un Governo?

Immaginiamo che durante la "guerra fredda" il PCI avesse ottenenuto la maggioranza parlamentare per poter formare un Governo. A questo punto, la domanda sorge spontanea. Il Capo dello Stato dell'epoca avrebbe potuto negare al PCI il diritto di formare un Governo, per la ragione (non di poco conto) che il PCI aveva strettissimi rapporti con l'URSS che, sul piano geopolitico, era una Paese "nemico" dell'Italia?

E ancora..... Il Capo dello Stato avrebbe potuto porre il "veto" alla nomina alla Farnesina, giusto per addurre un esempio a chiarificazione, di Giorgio Napolitano, perché allora Napolitano era il c.d. "Ministro degli esteri" del PCI e, in quanto tale, era il politico che teneva quei rapporti con l'URSS?

Sul piano costituzionale la risposta sembra ovvia.

No, il Capo dello Stato dell'epoca non avrebbe potuto farlo. Nemmeno se gli Stati Uniti d'America avessono minacciato l'embargo economico nei confronti dell'Italia, e cioè per un'ottima ragione. Altrimenti il Capo dello Stato avrebbe, di fatto, privato tutti i cittadini Italiani che votavano PCI del loro diritto di voto costituzionalente potetto e della loro "frazione" di sovranità popolare.

Ma se, nondimeno, ciò fosse avvenuto non si sarebbe gridato (allora nella piazze, anzichè sul Web....) alla violazione della Sovranità Nazionale, all'indebita ed inammissibile ingerenza degli Usa negli affari nazionali dell'Italia, un Paese alleato degli Americani, membro della NATO, ma comunque Sovrano? Ai lettori l'ardua (ma non troppo) sentenza.