‘Gender Gap’, ‘disparità’, ‘#paymetoo’… questi sono solo alcuni dei modi di dire e delle parole che sentiamo quasi ogni giorno e che affollano tutti i media, come la vita quotidiana. Non si deve essere una direttrice di azienda o un’amministratrice delegata per rendersi conto della differenza sostanziale applicata dalle aziende nei confronti degli impiegati e delle impiegate, dove i primi, a parità di livello, guadagnano di più rispetto alle seconde.

Per spodestare questa situazione, per anni rimasta nell’oblio ma che finalmente sembra vedere, anche se da un piccolo spiraglio, la luce, le donne si stanno organizzando con movimenti ed associazioni.

L’obiettivo è proprio quello di far scattare qualcosa nella mente di tutti, al fine di far rendere conto che ciò che sta accadendo non è normale, non lo è mai stato, non lo deve essere e mai più lo sarà, come suggerisce Ritanna Armeni nel suo libro ‘Una donna può tutto’.

Il fatto è che questa battaglia lunga secoli non è facile da terminare. Soprattutto perché ancora c’è la convinzione che la situazione stia cambiando più in fretta di quanto in realtà stia facendo, e che ci siano dei campi in cui, per la loro modernità, tutto ciò non è mai accaduto. Si pensi per esempio al settore del cinema, o a quello della letteratura, considerati all’avanguardia e per questo poco tenuti in considerazione in questo frangente.

Ma è davvero così facile come tutti credono?

Le donne di Hollywood

La realtà, come spesso accade, è però molto diversa dalle aspettative. Basti pensare ad un evento simbolo di questa disparità: Claire Foy, regina di Inghilterra nella popolare serie televisiva ‘The Crown’, ha un salario nettamente minore rispetto al collega Matt Smith, che impersona il principe Filippo.

In Italia poi, in 8 anni arrivano all’11% gli investimenti Mibact in pellicole con realizzatrici femminili.

Questi fatti concernono molto di più che il solo discorso salariale ed economico. L’universo dei premi al merito è costellato da stelle che sono sempre più uomini che donne: l’ultima regista premiata agli Oscar risale al 2010, in nove anni sono solo due invece quelle che vedono il loro nome fra i cinque finalisti aspiranti alla statuetta d’oro; in Europa vediamo esclusivamente quattro donne vincere dal 1946 a Venezia, mentre a Cannes è dal 1993 che non sale sul podio una regista, stesso anno che vede l’ultima donna stringere un David di Donatello.

Come si diceva, però, le donne si stanno organizzando. Nell’appena terminato Festival di Cannes numerose attrici si sono ribellate a queste situazioni, dichiarandosi più consapevoli e decise a dire no, sentendosi finalmente libere di far sentire la propria voce.

Le donne e la letteratura

Stessa condizione critica si ha nel mondo della letteratura, anch’esso considerato come un universo a parte, indipendente e flessibile. Nelle file dei vincitori del prestigioso premio Nobel si vedono pochissime teste femminili, così come accade al Goncourt e nella sezione letteraria dei Pulitzer. Tutto questo non se si considerano gli ultimi cento anni, bensì solo analizzando gli ultimi trenta, i cosiddetti anni del cambiamento.

Anche l’italianissimo premio Strega, stringendo ulteriormente lo sprezzo temporale agli ultimi vent’anni, cioè esclusivamente al nuovo secolo, si andranno a trovare solo tre vincitrici su venti; scarsità che, ancora una volta, si ripete nella presenza femminile nelle cinquine finaliste (circa due su cinque ogni anno).

Questi numeri sembrano fuori posto in un mondo che vede proprio le donne, sia che siano autrici che lettrici, protagoniste quasi indiscusse. Addirittura il premio Nobel Mario Vargas Llosa aveva riconosciuto come siano proprio le donne a far continuare l’industria libraria. O ancora, sugli scaffali delle librerie si tengono testa alla pari le opere di scrittrici con quelle dei loro colleghi uomini.

Considerando tutto questo, è ancora possibile continuare a vivere ad occhi bendati, senza fare neanche una mossa in direzione se non del progresso, ma dell’uguaglianza e della parità?