Negli ultimi giorni, sulla scia delle proteste contro il razzismo legate all'omicidio di George Floyd, in molte città degli Stati Uniti e d'Europa si sta diffondendo una nuova tendenza: quella di abbattere le statue che ritraggono personaggi del passato, colpevoli di aver avuto un qualche tipo di legame con discriminazioni razziali o di genere. La crociata contro le statue ha toccato anche il "nostro" Cristoforo Colombo, simbolo, secondo alcuni manifestanti statunitensi, del colonialismo che tanti morti ha creato nella storia dell'umanità. Tuttavia l'abbattimento delle statue non otterrà ciò per cui milioni di persone in tutto il mondo sono scese in piazza al grido di "Black Lives Matter".

Le statue rappresentano la storia ed essa va conosciuta e non rimossa

Il concetto di base che fa da movente all'abbattimento delle varie statue è quello secondo il quale una icona rappresenta sempre un elogio alla persona raffigurata. Tuttavia le statue hanno anche un altro, fondamentale e troppo spesso dimenticato, compito: quello di ricordarci sempre il nostro passato, con tutti gli errori (e orrori) che esso comporta. Le statue diventano metafora della nostra storia, e per questo abbatterle non solo non produrrebbe benefici ma potrebbe anche ottenere un effetto devastante per ogni tipo di discriminazione: quello di dimenticare la memoria. La storia non va censurata o ripulita da ciò che, oggi, consideriamo aberrante.

La storia piuttosto va studiata e conosciuta in ogni suo aspetto, in modo tale da creare quegli anticorpi che in futuro ci permetteranno di non ricommettere gli stessi errori compiuti dai nostri avi.

La statua di Indro Montanelli

Le statue, dunque, andrebbero preservate in modo tale da divenire fari affinché gli errori del passato possano non ripresentarsi più.

Un esempio emblematico, ad esempio, è la tanto 'odiata' statua presente a Milano e che ritrae il giornalista Indro Montanelli. Egli, oltre che essere stato un grande nella sua professione, è stato, durante la sua vita, anche sostenitore del fascismo, almeno in un primo momento. Inoltre, durante la guerra in Etiopia ha sposato, dietro previo contratto, una bambina tra i 12 e i 14 anni.

Il giornalista, in questo senso, presenta due caratteristiche che in una società moderna ed evoluta non dovrebbero mai esistere. Tuttavia anche senza la sua statua, le sue gesta e il suo passato rimarrebbero. Questo perché il passato non si può cancellare o cambiare, ma solo utilizzare per migliorare il futuro. Per questo l'unico grande gesto di rivoluzione pacifica che tutti i manifestanti potrebbero (e dovrebbero) fare, sarebbe quello di rispondere all'odio non con altro odio o vandalismo, bensì con la forza della memoria e della conoscenza.