Ci risiamo, il calcio torna a fare i conti con una tematica piuttosto delicata come quella della blasfemia. Il gioco delle tre scimmiette non è contemplato: non vedere, non parlare e soprattutto non sentire, non è più un’opzione. C'è un dato di fatto: la bestemmia, nel calcio, viene punita: da qui non si scappa. La "leggenda" della Juventus, nonché storico portiere della nazionale azzurra, Gigi Buffon, non fa eccezione e rischia di nuovo il deferimento per aver bestemmiato dopo il gol del vantaggio dell'Inter in Coppa Italia lo scorso martedì 2 febbraio.

Due pesi e due misure?

Il quarantatreenne nato a Carrara, è già stato deferito poche settimane fa dopo l’espressione blasfema scagliata contro il compagno di squadra Portanova nella partita contro il Parma (19 dicembre). Quella bestemmia non ha solo causato il suo deferimento. Infatti, si è scatenata una polemica sulla differenza di trattamento rispetto a Bryan Cristante. Il centrocampista della Roma, nella partita precedente, era stato immortalato dalle telecamere nella reazione successiva al suo autogol contro il Bologna. E il labiale non lasciava troppo all’immaginazione. Ovviamente, a stemperare il tutto ci si mette l'ironia del web dove qualcuno, in difesa del centrocampista, prova a lanciarsi in arditi giochi di parole sul nome del protagonista.

Il classe '95 era stato squalificato subito dopo la partita, per Buffon, il deferimento è invece arrivato più d’un mese dopo, il 26 gennaio.

Viverla come un'ingiustizia

Qualche tifoso romanista non si è arrabbiato tanto per l’episodio di Cristante di per sé. Quelli con la memoria un po’ più lunga sono tornati alla partita contro la Fiorentina del 26 luglio 2020 quando il portiere viola Terracciano inveì bestemmiando direttamente contro l’arbitro per la concessione di un calcio di rigore dopo un’uscita scomposta.

Da regolamento l’arbitro lo avrebbe dovuto espellere o almeno riportare l’accaduto al giudice sportivo. In quel caso non accade nulla di tutto ciò per via della “regola 18”, quella che invita gli arbitri ad agire in base al buonsenso. Ma, per antonomasia, sembra diventare tutto un po’ troppo arbitrario in questa maniera.

Leggenda recidiva

Il senatore bianconero, però, ci ricasca contro l’Inter quando all’ottavo minuto arriva il gol di Lautaro Martinez. Stavolta è tutto inequivocabile. Si vede, si sente, in diretta nazionale e per di più sul primo canale del servizio pubblico. Nell’episodio di Parma, infatti, la decisione è stata posticipata e analizzata per più tempo in quanto non fosse estremamente evidente chi fosse l’autore dell’espressione blasfema. Il portiere, neanche a dirlo, rischia un nuovo procedimento a carico e la recidiva difficilmente aiuta in questi casi. Anche perché chi segue con attenzione questo tipo di episodi nel calcio sa bene che il portiere della nazionale campione del Mondo nel 2006 non ha decisamente scoperto questo tipo di espressioni a fine 2020.

I precedenti di Buffon e le regole

Su YouTube e sui vari social network, è reperibile molto materiale, per così dire, video-documentale sull’argomento. Vere e proprie compilation nelle quali Buffon si esibisce nella pratica con una certa disinvoltura. Ma il punto non è quanto e come inveisca contro l’alto: il punto è che, giusto o sbagliato che lo si consideri, bestemmiare è punito, o meglio punibile, dal regolamento sportivo. La battaglia quasi-personale di Gianni Petrucci comincia nel 2001 e si evolve nel 2010 quando, come riporta il sito della Figc, viene stabilito che anche le espressioni blasfeme non registrate dell’arbitro potranno essere punite tramite la prova TV. In quell’occasione viene proibita anche l’esposizione di qualsiasi immagine o scritta sotto le maglie dei calciatori, mostrate generalmente nell’esultanza dei gol.

Il motivo è più o meno lo stesso e lo spiega l’allora presidente della FIGC Giancarlo Abete: “È fondamentale richiamare tutti ad un comportamento adeguato alla visibilità del mondo del calcio”. Anche se alcune delle ingiurie di Buffon nella stagione 2010/2011 (i casi più famosi sono nelle partite contro Udinese e Genoa) non sono state punite.

Una bestemmia che vale un punto

Guardando indietro nella storia del calcio ci sono episodi a perdita d’occhio. La bestemmia sicuramente più clamorosa della storia del calcio italiano vale un punto. E nella stagione 1975/76 e la Juventus ne beneficia. Come si possa beneficiare di un’espressione blasfema su un campo da calcio, lo spiega in un articolo "L’Ultimo Uomo".

I bianconeri sfidano il Como in trasferta: campioni in carica contro neopromossi. Il Como domina a sorpresa, ma un giocatore di casa bestemmia per sgridare un compagno per aver buttato un pallone. L’arbitro concede, per la bestemmia, un calcio da fermo sugli sviluppi del quale la "Signora" troverà il pareggio.

Scherza con i fanti...

Che la bestemmia sia vista come uno sfogo, come un'offesa nei confronti di Dio o di chi crede, nel calcio è prima di tutto una violazione del regolamento. Bisogna anche ricordare che dal 1999, in Italia la bestemmia, al pari dell'offesa ai cari defunti, è stato depenalizzato ma rimane un reato amministrativo passibile di una sanzione pecuniaria che va dai 51 ai 309 euro.

"Scherza con i fanti ma lascia stare i santi", è un consiglio che arriva dalla saggezza popolare e che in questo momento storico, con gli stadi vuoti e silenziosi e i microfoni a bordo campo, i calciatori dovrebbero tenere maggiormente in considerazione.