A Drusilla Foer, la “compagna di viaggio” scelta da Amadeus come co-conduttrice nella terza serata del Festival di Sanremo, sono bastati pochi passi per conquistare quel palco che ha messo tanti suoi predecessori in difficoltà.
L’artista ha sceso la scalinata con l’eleganza di un’indossatrice, e poco importa che si tratti di un personaggio di finzione, creato e interpretato dall’attore Gianluca Gori, perché il risultato è stato magnifico: una donna di classe, arguta e da prendere a esempio, con la capacità d'improvvisare battute fulminanti e mai volgari.
Esilarante fin dall’inizio, quando ha finto d’ignorare Amadeus e ha proseguito verso il microfono con l’intento di cantare una canzone, per poi mostrarsi indignata nello scoprire che la sua partecipazione al Festival era limitata alla sola co-conduzione, l’interprete ha saputo reggere alla perfezione l’intera serata con uno stile inconfondibile.
Il travestimento da Zorro
Drusilla si è ritagliata alcuni momenti di intrattenimento, in particolare uno spassosissimo in cui è entrata in scena vestita da Zorro.
“L'ho fatto per allegria, ho pensato di fare qualcosa di eccentrico, e anche per gentilezza", ha dichiarato con nonchalance. "Volevo tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travestì, sicché mi sono travestita”.
Il monologo finale
La parte più coinvolgente della serata è stato il monologo finale, in cui Drusilla, spogliatasi degli orpelli e rimasta in un semplice completo giacca e pantaloni neri, risultando comunque elegantissima, ha parlato dell’importanza di essere non “differenti”, ma “unici”, termine che secondo lei identifica al meglio la situazione di coloro che provano l’esigenza di distinguersi dagli altri.
Il monologo, pronunciato con un pizzico di commozione, è stato molto toccante: un inno a essere come ci si sente davvero ed esprimere al meglio se stessi. “Per comprendere e accettare la propria unicità, bisogna capire come è composta e di cosa è fatta”, ha detto durante il suo discorso.
“Siamo fatti di cose belle: ambizioni, valori, convinzioni, talenti.
Ma i talenti vanno allenati, seguiti. Le proprie convinzioni richiedono responsabilità, bisogna avere cura delle proprie forze. Immaginate quali dolori vanno affrontati, quali paure vanno esorcizzate, le fragilità vanno accudite. A quel punto sarà anche più probabile aprirsi all'unicità dell'altro, e uscire da questo stato di conflitto che ci allontana".
Parole di valore, capaci di infondere in ognuno la voglia di manifestare la propria unicità e affrontare con coraggio ogni ostacolo della vita.