Non potendo sostenere le spese con la misera cifra di mantenimento che le passava il marito, una cinquantenne palermitana si era ridotta a vivere negli ultimi nove mesi all'interno dell'Aeroporto internazionale "Falcone e Borsellino" del capoluogo siciliano, confondendosi tra le centinaia di viaggiatori che ogni giorno affollano lo scalo. Finchè non è stata scoperta ed aiutata con una segnalazione ai servizi sociali di Cinisi (Palermo): "E' in aeroporto che sono riuscita a trovare una vera famiglia - ha raccontato la donna alla fine della sua odissea, comparsa su diversi quotidiani - ci sono state persone che mi hanno accolto e che mi hanno aiutata, anche solo con una parola di conforto.

Tutte cose che non mi sono giunte dalla mia vera famiglia".

Per raccontare la sua esperienza bisogna partire da lontano, precisamente dal 2004 quando la signora e il marito si separano dopo una vita benestante a Palermo: "Posso dire che vivevamo una vita agiata, dato che il mio ex marito possedeva una casa di riposo; inoltre, i miei mi avevano lasciato una piccola eredità. Poi, dopo il 2004 la mia vita è cambiata, almeno all'inizio il mio ex coniuge mi passava 600 euro di mantenimento, poi più nulla".

La coppia ha anche una figlia, ma la donna non ha raccontato nei dettagli come mai non abbia più rapporti neppure con lei nè perchè il marito abbia poi deciso di darle solo 300 euro di mantenimento, anche se ha alluso a dei forti dissapori coniugali e familiari.

Una vita girovaga

A ogni modo, la cinquantenne si ritrova a vagabondare nel palermitano: "Per diverso tempo ho vissuto in macchina in una piazzetta di Monreale - ha raccontato - poi l'assicurazione è scaduta e non potevo rinnovarla, sicchè ho venduto la mia auto per 200 euro. Era l'aprile 2016; allora mi sono diretta in aeroporto".

A Punta Raisi riesce per diverso tempo a confondersi tra il via vai dei viaggiatori senza dare mai fastidio a nessuno; quando poi il denaro lo permetteva, riusciva a dormire in un b&b anche due volte al mese approfittandone per fare una doccia. Poi, gradualmente, inizia ad essere notata dagli esercenti interni allo scalo, che le danno anche una mano: "Ho trovato tanta umanità; ho raccontato la mia storia ai carabinieri e ai poliziotti e sono riuscita a restare in aeroporto per tutti questi mesi; usavo i bagni dello scalo e le panchine della zona partenze per dormire, ma c'era sempre qualcuno che mi portava qualcosa da mangiare".

Adesso è stata accolta nella comunità "Fiori di Campo", sita in un immobile confiscato alla mafia; sta scrivendo un libro sulla sua esperienza ed è seguita da due avvocati per cercare di avere un po' di denaro in più dall'ex coniuge.