Ieri, venerdì 2 giugno 2017, ha preso il via la mostra intitolata 'Dalla pietra all'infinito", collettiva artistica di pittura, scultura e fotografia a cura della Galleria D'Arte "Josephine Boni" che vede come protagonisti la pittrice, nonché titolare della Galleria omonima, Josephine Boni, lo scultore Rosario Guddo e il fotografo Domenico Guddo. Un percorso multisensoriale che racconta una storia: la storia della vita.

In principio fu la pietra

Guardando indietro, ad un lontano passato, è forte il pensiero che sovviene e riconduce a quel momento storico in cui, dalla pietra, nacque la ruota: l'invenzione che mise in movimento il mondo.

Dalla pietra, elemento della natura che, seppur senz'anima, respiro e sangue, diventa fonte ed essenza, diventa materia che crea nuova vita. Quella vita che, attraverso abbracci, figure intrecciate, sovrapposte, a volte apparentemente amorfe, ruvide, ma dai contorni così morbidamente delineati, vince e si manifesta attraverso le mani che hanno dato anima all'inanimato.

Mani stanche, ma forti, mani che mostrano i rilievi bluastri delle vene tipiche di chi, quelle mani, non le ha mai fermate e che oggi raccontano, anch'esse la loro storia.

E dopo la pietra vi fu l'immagine

Un uomo dai capelli argento, solo, che cammina su un pavimento di pietra e ciottoli, errante ed assorto, apre le porte allo scenario fotografico: uno scenario intriso di mistero, volti malinconici, dettagli imperscrutabili, catturati dall'occhio attento di chi ci conduce verso il mondo dell'indefinito.

Ogni scatto è un frammento, un tassello, un ponte verso un'indagine profonda che scava un tunnel immaginario fatto di luci soffuse, figure evanescenti e conduce al pensiero primario: dove sto andando?

La carta traslucida armonizza i chiaro-scuri, delinea le forme, esalta i contorni e tutto si fa più chiaro ad ogni passo: nel buio della via, troverò l'orizzonte.

Dall'immagine al "muro" della consapevolezza

Lui, il muro, fatto di tela intrisa di acrilico policromo, apre le porte all'infinito. Un corridoio, obliquo e vertiginosamente coinvolgente quasi lo si potesse attraversare in bilico su un filo come quello degli acrobati circensi, che accoglie e accompagna verso quell'orizzonte fatto di mare e cielo senza nuvole.

Al centro, un tavolo, lunghissimo, che raccoglie le prelibatezze della Sicilia, esaltazione dei profumi e dei colori variopinti della terra senza tempo; ai lati, pareti di dipinti che raffigurano pregiudizi, paure, chiusure mentali e tutto il "marciume" che affligge l'Isola delle contraddizioni e delle meraviglie.

In alto, una mano (soggetto che ritorna) che tutto muove, che ci fa pensare che un potere, qualsiasi esso sia, muove le fila della sorte e governa silente di fronte ad un popolo che ne ignora l'esistenza.

In fondo, la bellezza di un futuro migliore, di un cielo senza nuvole, di un muro fatto di pietra, ma di quella pietra che, se trasformata dalla mano dell'arte diventa il ponte, un conduttore, verso l'infinito e oltre..

La mostra sarà attiva fino all'8 giugno, presso Villa Niscemi, a Palermo.