Bill De Blasio, nato Manhattan nel 1961, ma di chiare origini italiane, in quanto i nonni materni emigrarono dalla provincia di Benevento a New York all'inizio del novecento, è il nuovo sindaco della Grande Mela, il 109° della storia della metropoli ed il quarto di origini italiane dopo Fiorello La Guardia, Vincent Impellitteri e Rudolph Giuliani.

Candidato per il partito democratico, ha sconfitto con ampio margine, del resto ampiamente previsto, l'avversario repubblicano Joe Lotha nella corsa alla poltrona di primo cittadino della più importante metropoli del mondo, della città multietnica per eccellenza.

Nello Stato di New York una persona sicuramente c'è, che non può che essere felice dell'esito di queste elezioni ed è il governatore Andrew Cuomo, per il quale il municipio della metropoli fino a qui è stato un tabù, un mondo inaccessibile. Lui e il sindaco uscente Michael Bloomberg non si sono mai né amati né rispettati più di tanto, tra di loro, più che altro, ci sono stati scontri e tensioni. Ora si apre un periodo di tutt'altre prospettive, perchè tutto fa pensare che i newyorchesi abbiano deciso di cambiare direzione, abbiano svoltato decisamente a sinistra.

Bill De Blasio, progressista, moglie di colore, due figli mulatti, predica attenzione e uguaglianza per tutti, riduzione delle distanze tra ricchi e poveri,  propone cambiamenti alla legge sui salari minimi, sospensione delle agevolazioni fiscali per le famiglie abbienti, incremento dell'edilizia popolare, tutela delle minoranze.

Insomma un programma che più orientato a sinistra non potrebbe essere, tale da inquietare, se non spaventare, i potentati economico-finanziari americani, Wall Street in testa. Non è poco, per un paese tradizionalmente conservatore come gli  Stati Uniti d'America, da sempre poco propenso ad allargare aiuti e benefici sociali alle minoranze, ai ceti meno abbienti.