Il Ministro della Giustizia Anna Cancellieri, già Prefetto in diverse città italiane, ha appena riferito in Senato circa il suo operato nella vicenda che la vede coinvolta nel caso di Giulia Ligresti, ribadendo la sua buona fede a riguardo.

E' bene specificare sin da subito che sul capo del ministro non pendono indagini di tipo penale, come per altro specificato anche da Procuratore Capo di Torino Giancarlo Caselli. Qui si tratta di capire se l'intercessione del Ministro a favore della Ligresti, sia stata politicamente opportuno. Lei dice di averlo fatto al fine di salvaguardare la salute della detenuta che soffriva di una grave forma di anoressia e ciò sarebbe anche comprensibile, se non fosse che la detenuta in questione rientra nella categoria dei potenti d'Italia, in quanto figlia di Salvatore Ligresti, noto costruttore e finanziere di quelli che contano il sig.5%, così come veniva definito nei salotti della finanza italiana, in quanto astutamente si era garantito il 5% di tutti i pacchetti azionari che contano da RCS a Generali, tanto per citarne due.

La vicenda è ben nota; il 17 luglio del 2013, la famiglia Ligresti a capo fra l'altro del colosso assicurativo Fondiaria Sai, viene tratta in arresto su ordine della Procura della Repubblica di Torino, il padre Salvatore ai domiciliari, le figlie Maria Giulia e Jonella in carcere, mentre l'altro figlio Paolo è tutt'ora latitante in Svizzera. L'accusa sostanzialmente è quella di avere sottratto capitali dalla FonSai, per deviarli in altri tipi di attività, lasciando la compagnia assicurativa in uno stato comatoso.

Giulia è colei che sembra soffrire di più la detenzione, non mangia e il suo stato di salute sembra peggiorare di giorno in giorno. Il Ministro Cancellieri, amica di famiglia della famiglia Ligresti, chiama di sua spontanea volontà la compagna del patriarca Salvetore Gabriella Fragni, alla quale, oltre ad esprimere umana solidarietà, le offre un aiuto mettendosi di fatto a disposizione.

Effettivamente il Ministro, contatta telefonicamente il DAP, dipartimento per altro alle sue dipendenze, al quale rappresenta le condizioni difficili dell'amica detenuta e pertanto di avere un occhio di riguardo.

Leggendola così, l'intercessione sembra essere di carattere umanitario, seppure a favore di un potente. Ma la domanda che un qualsiasi cittadino si pone è: ma se invece di chiamarsi Ligresti, si fosse chiamata Rossi o Bianchi, il Ministro si sarebbe resa lo stesso così disponibile?

Lei afferma di essersi prodigata in questo senso per altri 101 detenuti "sconosciuti" ed è questa verosimilmente la tesi a sua difesa che porterà in Senato, ove per altro è stata depositata una mozione di sfiducia individuale da parte del Movimento Cinque Stelle.

Il problema è capire se è politicamente corretto che un Ministro della Giustizia, Dicastero per sua natura delicatissimo, possa o meno esercitare una sorta di pressione, magari anche solo di tipo psicologico, su dei suoi sottoposti.