Renzi e Berlusconi si sono incontrati ieri nella sede del Partito Democratico ed, alla fine, sono usciti entrambi soddisfatti per aver trovato un accordo sulla legge elettorale, sulla modifica del bicameralismo perfetto e sulla devoluzione di competenze dal Governo centrale alle Regioni.

Per entrambi, dopo le prossime elezioni politiche, in Parlamento non dovranno esserci i piccoli partiti, in quanto condizionerebbero le scelte dei partiti maggiori. In pratica, chi vince deve poter fare liberamente quello che vuole per l'intera legislatura.

La democrazia non è un'altra cosa?

Tener conto anche di quello che pensano gli altri è cosa buona e giusta. Si rischierebbe di lasciare senza rappresentanza parlamentare una buona parte dei cittadini e di ritrovarsi, poi, a fronteggiare manifestazioni di piazza, unico mezzo per farsi ascoltare.

I due dovrebbero anche tener conto che un solo partito, seppur grande, non vince da solo ma deve necessariamente formare una coalizione elettorale con altre forze politiche e con esse raggiungere compromessi.

Per quanto riguarda le riforme costituzionali, si parla della fine del bicameralismo perfetto. Oggi, infatti, l'iter parlamentare di una legge è piuttosto complesso e lento. Dopo l'approvazione di uno dei rami parlamentari, Camera o Senato,  la  legge da approvare passa all'altro ramo e, nel caso di modifica anche parziale, torna nuovamente al primo.

Con i tempi che corrono vanno prese decisioni in tempi brevissimi.  Basta soltanto la Camera dei Deputati per legiferare. Mi sembra giusto il principio ma non capisco il motivo per il quale è necessario lasciare in vita il Senato, rinominato Senato delle Autonomie con compiti di pura rappresentanza.

Altra riforma costituzionale concordata è quella di affidare alle Regioni compiti che oggi appartengono al Governo. Speriamo che questa devoluzione non porti all'aumento delle tasse regionali, cosa accaduta in questi ultimi anni.