Silvio Berlusconi dichiara di essere felice di tornare a scendere in campo e di essere fiducioso di avere presto una risposta positiva dalla Corte Europea in merito alla sua candidabilità. Dunque spazza via ogni dubbio e rompe gli indugi, confermando quanto dichiarato oggi dal suo consigliere politico Giovanni Toti in una intervista concessa al quotidiano "La Stampa".

E' fermamente determinato a tornare nell'arena e a iniziare immediatamente la campagna elettorale, per la quale sostiene che non bastano più i giornali e la televisione, ma è ormai necessario stabilire un contatto diretto con i cittadini, in particolare modo i tanti delusi dalla politica, tramite internet, sulla scorta di quanto fatto vedere da Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle.

Di fatto ha lanciato un preciso messaggio all'esterno di Forza Italia e all'interno del centro destra tutto: non ha alcuna intenzione di farsi da parte e quando, tra circa un anno, secondo lui, si andrà al voto in Italia e non più per Bruxelles, lui sarà sempre in prima fila.

Immediate le proteste da parte del Partito Democratico, tramite Gianni Pittella, già candidato alle primarie per la segreteria del partito e vice presidente vicario del Parlamento Europeo, che afferma di comprendere che in Forza Italia abbiano qualche problema ad accettare la legge e rispettare le sentenze, ma che esiste una precisa legge dello Stato Italiano, l'art. 4 della Legge Severino, che sancisce che i condannati in via definitiva non possono candidarsi né al Parlamento Italiano né, tanto meno, a quello europeo.

Gli fa eco il senatore Vannino Chiti, ribadendo che, di fronte alla legge, i cittadini sono tutti uguali, ricchi e potenti compresi e che una condanna definitiva per frode fiscale non può diventare titolo di merito, per candidarsi alle elezioni europee.

Deborah Bergamini, responsabile della comunicazione di Forza Italia, ribatte che Berlusconi è un leader, che si rivolge agli elettori, per chiedere se debba essere lui a rappresentarli e che questo è solo un segno di democrazia.

Limitare movimenti e iniziative del leader significa solo penalizzare politicamente un intero paese, violare i più elementari principi democratici.

La strategia del "Cavaliere" si chiarirà definitivamente il 10 aprile, quando la Procura di Milano si esprimerà sul suo futuro e deciderà se assegnarlo ai servizi sociali o mandarlo agli arresti domiciliari.