Erano alte le attese relative al Consiglio dei Ministri di lunedì 30 giugno che avrebbe dovuto prendere importanti decisioni relative alla riforma della Giustizia. Nei giorni precedenti all'incontro si era parlato di varie questioni che potevano essere prese in considerazione dai Ministri per ridare credibilità al sistema italiano della giustizia, uno dei peggiori dell'Unione Europea. Si era dunque parlato del grave problema dei processi arretrati, delle responsabilità civili dei magistrati, del reato di falso in bilancio nonché del cosiddetto auto-riciclaggio.

Si era inoltre ipotizzata la nuova discussione sul problema del sovraffollamento delle carceri con l'analisi delle proposte relative ai provvedimenti di clemenza quali l'amnistia e l'indulto. Il tutto però si è concluso con un netto e, allo stesso tempo scontato, nulla di fatto.

Riforma della Giustizia: le riflessioni dei Ministri dureranno circa due mesi

Le parole di Matteo Renzi al termine del Consiglio dei Ministri hanno fatto cadere ogni speranza relativa a nuovi decreti che possano in breve tempo migliorare il sistema della giustizia italiana. Per il momento non è stata presa alcuna decisione, "per due mesi vogliamo discutere della giustizia in modo non ideologico" con delle riforme del sistema giustizia che verteranno su 12 punti.

Tutto fa pensare che i 12 punti siano quelli sui quali l'opinione pubblica aveva parlato prima del 30 giugno ma si tratta di un'opera troppo complessa per essere apportata in pochi giorni. Ci sarà bisogno di tempo, soprattutto ora che l'Europa tiene gli occhi puntati sul nostro paese e che il Parlamento si appresta al difficile periodo prevacanziero, nel quale anche i decreti legge più urgenti rischierebbero di essere posticipati.

Chi dunque si aspettava lo smaltimento dei circa 5 milioni di processi pendenti in breve tempo dovrà ricredersi: il tutto è definitivamente spostato a settembre.