E' stata approvata a Montecitorio la riforma che attribuisce ai genitori la libertà di scelta per quanto riguarda l'attribuzione del cognome materno o paterno al figlio, anche se adottato o nato fuori dal matrimonio. Con 239 si, 92 no e 69 astenuti (il gruppo MoVimento5stelle) la camera dei deputati ha approvato il testo della riforma - ora, infatti, dovrà essere approvata o emendata dagli esponenti della camera del Senato - che armonizzerebbe il nostro ordinamento con la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo dello scorso 7 gennaio.
La seconda sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo ha infatti accolto il ricorso di una coppia milanese, che ha lamentato il rifiuto - da parte delle autorità italiane - della possibilità di attribuire alla figlia il cognome materno.
L'accoglimento del ricorso, però, non ha ricevuto l'unanimità dei consensi nemmeno all'interno della stessa corte. Il giudice Popoviç, infatti, ha dichiarato di essere in disappunto con i colleghi - che a maggioranza di 6 voti contro 1 hanno accolto il ricorso - perchè, si legge nella sentenza "esso riguarda la tradizione di ciascun paese e [...] non dovrebbe essere soggetta a armonizzazione a livello europeo" e poi continua "la maggioranza nella presente causa sembra trasformare la percezione chiara di un fenomeno sociale, il che non rientra nella tutela dei diritti dell'uomo" . Non sono poi - ovviamente - mancate le critiche a livello nazionale. Stefania Presigiacomo ha infatti prontamente criticato la scelta dei colleghi, auspicando l'affossamento da parte del senato, e definendo - sui social network - la riforma "incredibile", almeno nella parte in cui - in caso di disaccordo dei genitori - prescrive l'attribuzione in ordine alfabetico dei due cognomi.
Favorevole alla riforma e' invece Donatella Ferranti - presidente della commissione giustizia della camera - che, parlando dell'obbligo di attribuzione del cognome paterno, lo definisce un "simbolo di un retaggio patriarcale fuori del tempo e assurdamente discriminatorio" e sottolinea come questa riforma sia "un passo avanti verso la parità dei sessi e la piena responsabilità genitoriale". Se il Senato dovesse approvare il testo della norma sarà possibile trasmettere al figlio il cognome paterno, quello materno o i due cognomi, mentre in difetto di accordo saranno attribuiti entrambi - in ordine alfabetico - Nel caso in cui, infine, il figlio fosse riconosciuto tardivamente da parte di uno dei genitori, per l'aggiunta del cognome di quest'ultimo saranno necessari il consenso dell'altro genitore e dello stesso minore, ma solo se almeno quattordicenne.