Come si aspettavano in molti, il risultato delle regionali è stato l'ennesimo "passepartout" per l'azione di Matteo Renzi alla guida del governo italiano. I governatori di Emilia Romagna e Calabria sono saldamente nelle mani del centrosinistra ed il dato più preoccupante è sicuramente quello dell'astensionismo. A conti fatti è il vero vincitore di queste elezioni regionali. È un dato che fa riflettere ma che, per forza di cose, il premier Matteo Renzi preferisce non commentare celandosi dietro un "vado avanti". Benchè Bersani, Civati e Co., cerchino di spostare l'attenzione su altri temi, il Partito Democratico non aveva mai raggiunto un consenso così alto dalla sua fondazione e per questo la posizione del premier è solidissima.

Il vero perdente delle regionali è il centrodestra che, da quando ci sono state le elezioni politiche, non è riuscito a vincere una competizione elettorale. Silvio Berlusconi è preoccupato, spaesato, come non mai, e mentre giungevano i dati dei risultati, scuoteva il capo come per dire "è una disfatta totale". Nel centrodestra Udc e Ncd non sfondano, la Lega Nord ha doppiato Forza Italia ed il partito di Berlusconi è praticamente quasi scomparso.

Un'analisi a questo punto è indispensabile per la sopravvivenza di un'area che, dalla scissione tra alfaniani e berlusconiani non ha smesso di perdere consensi. La diaspora azzurra si spiega in due modi: la prima è l'astensionismo, la seconda è legata alla crescita del Pd che, fino ad un anno fa, nessuno avrebbe attestato sopra al quaranta per cento.

Raffaele Fitto, nella notte, dal suo blog ha lanciato l'allarme. "Mi auguro che nessuno si azzardi a minimizzare - ha dichiarato l'europarlamentare azzurro o a cercare alibi per il nostro drammatico risultato in Calabria e in Emilia Romagna. E sarà bene ricordare, passo dopo passo, tempi e modalità delle scelte che sono state compiute - con clamorosi errori - per definire le candidature e le alleanze".

Un grido che, usando un termine poco tecnico, farebbe "scopa" con la partita delle alleanze nella sua Puglia, dove, ad oggi, non c'è un candidato "forte", nel senso politico del termine, che possa sfidare uno tra l'ex sindaco di Bari Michele Emiliano, e l'assessore regionale alle Politiche Giovanili Guglielmo Minervini (che domenica si giocano la candidatura alle primarie ndr).

Ad oggi, dovesse spuntarla Emiliano (che a Bari fu eletto col 70% dei consensi), la regione Puglia, dopo i dieci anni di Vendola, si appresterebbe a proseguire nel solco della continuità col centrosinistra.

Fitto lo sa benissimo e teme di perdere nella sua terra per errori (per così dire ndr) fatti a livello centrale. Berlusconi per ora tace. Forse la strategia adottata fino ad oggi non è appagante nemmeno per lui ma, purtroppo per Forza Italia, è l'unica attuabile, pena lo scarso peso politico sulle riforme di questa legislatura. Alfano cerca di coprire la debacle dell'Ncd che, in tutte e due le regioni, se non fosse per l'apporto dell'Udc sarebbe praticamente inesistente, con un centrodestra perdente.

Il ministro degli interni non considera che l'alleanza con Renzi, così come l'appoggio esterno di Berlusconi non è ben compreso dall'elettorato di centrodestra che, piuttosto che tapparsi il naso, preferisce non votare.

Nei prossimi mesi sicuramente il dibattito nel centrodestra si alimenterà a dismisura, come un fuoco che inizia a bruciare, chi, però, ad oggi riesce a scaldarsi è solamente il segretario della Lega Nord Matteo Salvini che, una vittoria personale ce l'ha, ha doppiato Forza Italia dopo aver preso il suo partito dalle ceneri di Umberto Bossi.