Napolitano terminerà anticipatamente il proprio mandato. Questo è sicuro e comprensibile. Di sicuro però non lo farà prima della conclusione del semestre europeo. Con una nota ufficiale il Colle ha ribadito a tutto il sistema politico italiano che Napolitano non si dimette (per ora), che non ci sono scuse, che bisogna continuare a lavorare, e soprattutto che il “toto dimissioni” sulla data dell’addio del presidente non è cosa gradita. “Il 22 luglio scorso – si legge nella nota – il Presidente Napolitano ha affermato: ‘Io sono concentrato sull’oggi: e ho innanzitutto ritenuto opportuno e necessario garantire la continuità ai vertici dello Stato nella fase così impegnativa del semestre italiano di presidenza europea’”.

Quell’impegno non è mai stato smentito. Si tratta di decisioni, insomma, sulle quali Napolitano rifletterà autonomamente, separatamente dall’attività di governo e dall’esercizio della funzione legislativa. "Il Presidente della Repubblica è e continua a essere impegnato in una serie già programmata di incontri e attività istituzionali sul piano interno e internazionale”.

Un segnale forte da parte del Colle per eliminare ogni alibi usato per non fare le riforme. Quel vizietto italiano di procrastinare e posticipare riforme urgenti e necessarie non è mai andato giù a Napolitano. Renzi vuole approvare il prima possibile l’Italicum, Berlusconi vorrebbe prima le nuove elezioni del presidente della Repubblica.

Ma Napolitano è stato chiaro. La decisione delle sue dimissioni spetta solo a lui. E le sue dimissioni non possono essere usate come scusa per fermare le riforme e iniziare a perdere tempo nel litigare, polemizzare e ipotizzare. Dimissioni, tra l’altro, che non devono neppure essere controfirmate dal presidente del Consiglio.

Totalmente autonome, insomma, e totalmente svincolate dai lavori parlamentari.

Cosa succede se Napolitano si dimette? 

Dal giorno della comunicazione ufficiale delle dimissioni, il presidente del Senato Pietro Grasso, assunto il ruolo ad interim di presidente della Repubblica supplente, avrà 15 giorni di tempo per convocare il parlamento in seduta congiunta e procedere alle elezioni del nuovo presidente.

E realisticamente, inizierà una nuova battaglia parlamentare, come quella vista nel non lontano 2013. Napolitano, insomma, ha voluto sedare gli animi fra i leader politici del momento, salvando così il patto del Nazzareno fra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Un problema, però, semplicemente rimandato a febbraio (quando probabilmente le dimissioni effettivamente arriveranno). Questa volta, però, Napolitano non sarà più disposto a ritornare in campo per salvare la situazione. E allora sarà di nuovo caos. Speriamo solo che questo caos non inizi già da ora e che si continui a lavorare e a riformare il Paese. Anche se purtroppo a noi italiani piace la politica che urla e polemizza, non quella che lavora e riforma. Cosa ne pensate delle dimissioni di Napolitano? Chi sarà in grado di sostituirlo?