Nella notte si è chiusa la seduta fiume in Parlamento per l'approvazione della riforma Costituzionale fortemente voluta dal premier Matteo Renzi. Tutto il PD unito ha votato, superando l'opposizione del Movimento 5 Stelle e di Berlusconi. Si tratta di 41 articoli e l'ok definitivo è previsto per gli inizi del prossimo mese. Vediamo nel dettaglio cosa cambia con l'impostazione del nuovo Senato. Innanzitutto i numeri: i senatori da 315 diventano 100. Cambiano anche le modalità della loro elezione che diventa indiretta, infatti saranno eletti dai consigli regionali.

Questo uno dei punti più criticati, ma Renzi lo ha blindato.

I senatori saranno perciò consiglieri regionali e sindaci; 5 nominati dal Presidente della Repubblica e dureranno sette anni. Niente più immunità di 14 mila euro a senatore, in quanto si riassorbono in quelle di consigliere regionale. Per quanto concerne i senatori a vita, per ora restano gli attuali, poi spariranno. Altra novità: il Senato non voterà più la fiducia al governo e solo per alcune materie specifiche conserverà la funzione legislativa. Non ci sarà più nemmeno la navetta delle leggi tra le due camere. Inoltre è prevista una corsia veloce per i ddl con alcuni paletti: no voto bloccato.

Da Gennaio, quando il testo è approdato a Montecitorio ci sono state numerose modifiche.

Tra cui il concorso del nuovo Senato all'elezione del capo dello Stato che alla quinta votazione richiede i tre quinti dei votanti. Modificato Anche il quorum per la dichiarazione di stato di guerra che avverrà solo a maggioranza dei componenti della Camera. Spariscono anche le materie concorrenti del titolo quinto della Costituzione.

Quelle in cui potevano legiferare sia le Regioni che lo Stato. Un esempio: l'energia, sarà di comptenza esclusiva del Senato.

A Palazzo Madama restano in più vari poteri, tra cui le riforme della Costituzione, le leggi elettorali degli enti locali e le ratifiche dei trattati internazionali. Il via libera definitivo è atteso per fine 2015, quando tutto l'iter sarà completo, ma questo è un passo decisivo che non consente di tornare indietro.

La riforma del Senato, dunque, tanto voluta dal premier è in dirittura d'arrivo. Critiche le opposizioni. Grillo ha parlato di un golpe bianco, e ha chiesto di andare immediatamente alle urne, lanciando un appello a tutte le opposizioni, Forza Italia compresa, affinché lascino il Parlamento dimettendosi. Dal PD, invece, arrivano parole di soddisfazione: "Saluti ai gufi", ha dichiarato Renzi alle telecamere del Tg1.