Non c'è fine all'orrore, alla flagellazione, al disgusto, al sangue. Forse pensavamo di esserci abituati alla violenza, alle continue cronache di massacri inauditi provenienti dall'estero e non solo. Credevamo che dopo i taglia gole dell'ISIS, le esplosioni nei mercati da parte di bambini assoldati, degli attentati in Francia e in Tunisia, più nulla ci avrebbe impressionato. Invece, ancora una volta arriva una smentita, puntuale, atroce: 147 studenti cristiani massacrati in Kenya, uccisi a sangue freddo, dal gruppo di estremisti islamici Al Shabaab.

In queste ore, le storie di sopravvissuti e di sfortunate vittime si intrecciano, ma il dato forse più agghiacciante e la volontà dei terroristi di non fermarsi ed avviare una guerra ad oltranza contro il presidente keniota Kenyatta, per spingerlo a ritirare le sue truppe dalla Somalia.

Cultura e terrore

Sembra quasi che ci sia una sorta di parallelismo, un endogeno contrasto nel rapporto tra istruzione e terrorismo , anzi, più in generale tra cultura ed estremismo. Già da alcuni mesi, diversi video girati da esperti reporter dell'ISIS hanno mostrato la ferocia con cui hanno distrutto pietre fondanti della storia e della cultura di coloro che vengono considerati nemici, impuri, da combattere: appena due giorni fa sono state distrutte le statue di Hatra.

Allora, sembra chiaro esserci un collegamento tra l'ideologia perseguita dai terroristi islamici ed i loro obiettivi. Non sembra un caso che siano stati proprio degli studenti del college universitario di Garissa ad essere stati colpiti con terribile crudeltà, proprio coloro che cercano attraverso la conoscenza e la comprensione di ampliare le proprie visioni; non è neanche casuale che il primo attacco dell'anno sia stato diretto verso una testata giornalistica satirica come Charlie Hebdo, per di più in un paese che fa della laicizzazione uno dei suoi principi cardine; infine, non ci stranisce vedere attaccati dei turisti occidentali nel museo del Bardo di Tunisi.

Si tratta di un filo conduttore, che lega cultura ed estremismo e la volontà di quest'ultimo di spazzare via le radici di coloro che credono essere il nemico, perpetuando così la cultura del terrore.

Nuove minacce,le parole del Papa e l'indifferenza

Ad ogni modo, dopo l'attentato in Kenya la furia del gruppo di Al Shabaab non si è placata promettendo nuove ritorsioni ed altre minacce, prospettando una guerra senza fine verso coloro che sostengono il presidente del Kenya Kenyatta, in quanto reo di aver occupato le loro basi nel sud della Somalia.

Immediate le parole di Papa Francesco, il quale ha pregato affinché chi si è macchiato di tale orrendo atto rinsavisse. Ma probabilmente ci troviamo di fronte ad un evento che non è altro che la punta di un iceberg che sotto le sue gelide acque nasconde: odio, fanatismo e anche indifferenza, proprio quella, di chi come noi avrebbe dovuto accorgersi prima di come i cristiani, ma non solo, in molti paesi sono in pericolo. Spesso incarnatasi in cronache sfuggevoli di violenza su quei media che in teoria dovrebbero essere, anche, un binocolo capace di vedere lì dove la gente comune non riesce.