Il tempo scorre, ma l'accordo sulla nuova tranche di aiuti economici che permetterebbero alla Grecia di sopravvivere non sembra essere imminente. Trapela nervosismo da parte degli interlocutori di Varoufakis, considerato da molti componenti dell'Eurogruppo un "pericoloso dilettante". La Grecia rischia sempre più di non ripagare il prestito del FMI: a quel punto scatterebbe il panico sui mercati, si concretizzerebbe il Grexit e verrebbe meno il carattere di irreversibilità dell'unione monetaria. A quel punto la speculazione rischia di abbattersi sul Portogallo, infine su Spagna e Italia.

E' quindi chiaro come il disegno europeo attraversi una fase particolarmente cruciale, una fase che rischia di compromettere i tanti sforzi degli ultimi decenni.

Il sogno europeo, quello che delinea un' Europa di pace, prosperità e benessere è ostaggio di una visione più burocratica, che politica: contanto i decimali finanziari e i rendimenti dei titoli di stato, non il welfare o una visione di federalismo europeo. Certo le responsabilità ricadono sugli stessi Stati membri: a partire dagli anni 2000 la grande spinta federalista ha lasciato spazio al nazionalismo impaurito di una grande Unione Europea intesa come Stato Federale, ma federale per davvero. Fiutando questo clima di sfiducia si è cominciato a costruire l'architettura europea dalla moneta, che forse doveva essere l'elemento finale.

Senza puntare su un unico mercato del lavoro, politica economica comune e uno stesso fisco. Tuttavia la moneta ha avuto la funzione di costringere la (scadente) classe poltica europea a dialogare, obbligandoli a perseguire in un' Unione che molti Paesi soffrono.

Se non ci fosse stato l'euro, il disegno europeo sarebbe parecchio più debole e gli Stati sarebber regrediti a un livello di nazionalismo maggiore.

Tuttavia, ora che anche il Primo Ministro del Regno Unito David Cameron è stato riconfermato, nulla sembra poter evitare la consultazione referendaria di Londra, i cui esiti non sono minimamente pronosticabili. Se il Grexit comporterebbe la perdita del Paese che ha dato le radici alla Democrazia e l'inizio di una fase regressiva del disegno europeo, l'uscita del Regno Unito comporterebbe la perdita della quarta economia dell' Unione.

Sarebbe un disastro che ucciderebbe il processo d' integrazione che i sudditi di Sua Maestà non hanno mai digerito fino in fondo. L'Europa recuperi le ragioni per le quali è nata: rendere impossibile un nuovo XX secolo, solo sulla base di queste si potrà effettivamente ragionare.