Il Partito Democratico romano sta vivendo il momento più critico della sua esistenza. Le rivelazioni di Salvatore Buzzi su Mafia Capitale, che ha fatto scattare gli arresti per numerosi dirigenti politici locali, hanno sollevato problemi evidenti. Matteo Orfini, dal quattro dicembre scorso in seguito alla prima ondata di arresti, è il commissario straordinario del Pd romano. Una scelta, quella di affidare il pieno controllo al presidente del partito nazionale, fatta direttamente da Matteo Renzi.

Guai a parlare di scioglimento del Comune nonostante l'inchiesta abbia toccato il Campidoglio (e non solo) in maniera profonda.

Orfini ha ribadito a più riprese la sua fiducia a Marino (e al governatore del Lazio, Zingaretti). "C'è stato un pezzo di PD che sì, è vero, ha ostacolato Marino - ha spiegato - e ora emerge che queste battaglie erano forse condotte anche per motivi poco nobili. Tutta questa vicenda non nasce ai tempi del modello Roma, ma con Alemanno".

Responsabilità però le ha avute anche il PD giacché la segreteria nazionale ha dovuto affidarsi ad un commissario: "Per effetto delle guerre intestine è diventato permeabile agli interessi criminali, ma Marino e Zingaretti combattono il malaffare. Nessuno nel centrodestra può fischiettare".

Attestati di fiducia sono arrivati anche dal vicepresidente Guerini: "Siamo schifati ma sia Ignazio Marino che Nicola Zingaretti non si toccano".