In Grecia la situazione è sempre più caotica. Il premier Alexis Tsipras perde consensi ogni minuto che passa, e non solo tra la gente: arrivano dimissioni da parte di esponenti del governo ad un ritmo che ha dell'incredibile. Entro stasera dovranno essere approvati i provvedimenti concordati con l'Europa perché la Grecia possa ricevere gli aiuti economici.

Dimissioni a pioggia

Dopo le dimissioni di Varoufakis, si è dimesso il vice ministro delle finanze Nantia Valvani e il segretario generale del ministero dell'economia Manos Manousakis, e anche coloro che ancora sono in carica si schierano fortemente contro l'accordo con l'Europa.

Come si legge sul sito dell'ansa, le motivazioni del dissenso sono sempre le stesse. Tsipras viene accusato di aver ceduto al ricatto della Germania, che la farebbe da padrona in Europa (opinione condivisa ormai da molte persone, che siano politici o semplici cittadini) e che con le sue pretese troppo rigide non darebbe alla Grecia nessuna possibilità di uscire dalla crisi. Lo stesso partito di Tsipras, Syriza, non va più d'accordo con il capo del governo, che lo ha portato a vincere solo pochi mesi fa. Tsipras, dal canto suo, ha ammesso di non credere nell'accordo che ha acconsentito a ratificare, ma lo ha descritto come l'unica possibilità per la Grecia. Il premier greco sostiene di aver contattato Stati Uniti e Russia, e da nessuno dei due interlocutori sarebbero arrivate le necessarie assicurazioni di appoggio alla Grecia nel momento in cui questa fosse veramente uscita dall'euro.

Il ritorno alla dracma non era quindi più un'opzione secondo Tsipras, che giustifica in questo modo quella che in effetti sembra una resa completa alle pretese europee, pretese che il premier sembrava avere tutte le intenzioni di contrastare.

Perché il referendum?

Credo che questa domanda si affacci alla mente di chiunque si interessi alla vicenda greca.

Perché mai cedere proprio quando la volontà popolare aveva confermato che la linea tenuta da Tsipras in questo periodo era esattamente quella che la gente voleva? A questa domanda il premier risponde che per lui il referendum doveva essere uno strumento di contrattazione che avrebbe dovuto renderlo più forte durante le trattative europee.

Ma a quanto pare non è servito a molto. Gira una previsione in Grecia, che è quella di una prossima caduta del governo Tsipras, che verrebbe poi sostituito da un governo di larghe intese che avrebbe il compito di attuare le riforme. Vedremo se questa ipotesi si verificherà fondata, per il momento in Grecia sta avvenendo una corsa contro il tempo: entro la mezzanotte di oggi dovrà essere approvato il primo pezzo del piano di riforme concordato con l'Europa. Molti parlamentari di Syriza hanno già dichiarato il loro voto contrario, ma il premier potrebbe contare sui voti dell'opposizione. Certo, una mossa del genere provocherebbe verosimilmente la fine della sua vita politica.