Ottantasei miliardi di euro in cambio di riforme dettate da approvare in 72 ore. La Grecia ha evitato in extremis la bancarotta, cedendo il fianco ai creditori e all'intransigenza tedesca. Con l'intesa di Bruxelles l'euro può dirsi salvo, l'Europa meno. Sì, perché con la resa incondizionata di Tsipras si è spenta quella fiammella d'orgoglio democratico che Atene aveva offerto al mondo nella notte del referendum di Piazza Syntagma. Giusto parlare di disfatta per il premier greco, passato dalle stelle alle stalle nel giro di pochi giorni e a detta spesso dei medesimi personaggi.

L'obiettivo politico tedesco

"L'accordo raggiunto è durissimo perché punta a umiliare il popolo greco". A parlare a Blasting News è Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra Ecologia Libertà. "L'obiettivo era uccidere un'anomalia che si chiama governo di Syriza - ha spiegato - che ha posto per primo i temi dalla lotta all'austerità e alla revisione della contrattazione del debito. È chiaro che i falchi volevano in toto il Grexit e sono stati sconfitti. Tuttavia, oggi c'è il quesito di come rilanciare il messaggio europeista di fronte a una predominanza tedesca che impone ai popoli medicine troppo amare". Sul banco degli imputati sale inevitabilmente il premier greco, che pure ha cercato in ogni modo di far valere le ragioni di un Paese scivolato nell'abisso politico anche a causa della linea rigida imposta negli anni passati da Berlino.

"Io penso che Tsipras - ha affermato Scotto - abbia fatto una scelta dolorosissima ma evidentemente l'ha valutata come l'unica strada possibile per evitare da un lato il Grexit e dall'altro una situazione incontrollabile sul piano politico e sociale".

Le ricadute sull'intera Europa

"Io sono convinto - ha sottolineato il capogruppo di SEL alla Camera - che questa scelta segna un punto inevitabilmente di svolta: o si cambia l'Europa o l'Europa rischia di disintegrarsi nel giro di qualche anno.

C'è un dibattito molto sofferto e aperto all'interno di Syriza e vedremo nei prossimi giorni come andrà a finire". Eppure la speranza di un cambiamento nella visione d'insieme dell'Ue pareva affacciarsi prepotentemente, ma non tutte le singole componenti hanno fatto la propria parte. "La Grecia è stata lasciata troppo sola in questi mesi - ha proseguito Scotto - e Tsipras ha dovuto predicare una dottrina alternativa al rigore di Schauble e della Merkel in totale isolamento.

I Paesi che vivono una condizione non molto diversa da quella della Grecia, hanno scelto la strada di non sostenerla e di stare alla finestra". Un atteggiamento di debolezza estrema: "C'è stato un tentativo di mediazione finale da parte della Francia che ha evitato il Grexit ma che però, ovviamente, essendo tardivo non ha ridotto e ridimensionato l'umiliazione".

Tsipras non ha tradito il popolo

"Il referendum ha dato a Tsipras il mandato di aprire una trattativa diversa rispetto a quella che era impostata all'inizio di due settimane terribili. Gli ha dato uno slancio e una forza. Il popolo greco ha detto no a quell'accordo ma non voleva lo scivolamento verso la dracma". Scotto si oppone ai tanti che hanno accusato il premier ellenico di tradimento rispetto al mandato assegnatogli dai greci.

"Schauble (il ministro delle finanze tedesco ndr) - ha sottolineato - aveva un obiettivo politico chiaro: colpirne uno per educarne tutti gli altri. Mettere in discussione il principio che ci possa essere un governo in Europa che non è d'accordo con le trame delle politiche tedesche, che è contraria all'austerity, che vuole fare politiche ridistributive e politiche pubbliche di investimenti. Quell'obiettivo politico lo stanno perseguendo in maniera scientifica". "Il punto è che si dovrebbero svegliare tutti gli altri - ha concluso Scotto - bisognerebbe provare a mettere in campo quell'alleanza dei Paesi del Sud che è un'altra idea di politica economica".