Questo l'avviso sul sito dell'Ambasciata italiana a Santo Domingo: “Dal 1° dicembre 2014 l'attività di ricezione del pubblico da parte degli Uffici di questa Ambasciata si svolgerà in forma ridotta. Il pubblico sarà ricevuto fino al 12 dicembre 2014. A partire dal 13 dicembre 2014 inizieranno le operazioni di chiusura della Sede. L'Ambasciata d'Italia in Santo Domingo cesserà di operare definitivamenteil 31 dicembre 2014. Le competenze relative alla Repubblica Dominicana, Haiti, Antigua e Barbuda e Saint Kitts and Nevis passeranno all’Ambasciata d’Italia in Panama; mentre per la Giamaica sarà competente il Consolato d’Italia in Miami (USA)”.
La Giunta direttiva dell'associazione Casa De Italia, non ci sta ad assistere passivamente alla chiusura dell'ambasciata italiana e al progressivo logoramento dei rapporti tra comunità, anche storicamente, legatissime. Contesta la decisione di affidare agli uffici di Panama il disbrigo delle pratiche prima espletate a Santo Domingo: “E' la prima volta che un'Ambasciata di medie proporzioni viene assorbita da una più piccola”. Poi Casa De Italia smonta la politica della spending review di Renzi e, prima ancora, quella di Monti. Secondo l'associazione, infatti, la chiusura della Ambasciata Italiana a Santo Domingo non produrrebbe nessun risparmio. Innanzitutto perché l'immobile dove è ospitata sarebbe stato donato al Governo Italiano dalla famiglia Vicini;poi perchéi costi del personale locale risulterebbero più bassi di quelli di Panama.
Insomma un taglio solo dannoso.
“Questa è la terra dove sbarcò Cristoforo Colombo - ricordano ancora da Casa De Italia -, seguito da tanti italiani che sono emigrati qui, dove è stata pure istituita per legge una giornata italiana, che si celebra il 5 dicembre di ogni anno. Dunque un governo straniero si ricorda degli italiani mentre l'Italia si dimentica dei suoi figli lontani”.
Le motivazioni
Sulle motivazioni che hanno spinto a chiudere quella Ambasciata si è scritto molto nei mesi scorsi. La versione ufficiale sarebbe quella, appunto, dei tagli, una spending review che era stata già annunciata dal governo Monti ed è proseguita nell'applicazione da parte dell'esecutivo di Renzi. Altre versioni parlano di visti irregolari rilasciati da funzionari di quegli uffici.
Irregolarità che sarebbero state denunciate dalla Spagna e poi scoperte anche dal nostro Paese.
La Farnesina insiste, comunque, nel sottolineare che il taglio era previsto nel piano di razionalizzazione degli uffici esteri prodotto dalla spending review e che ha soppresso ben 35 sedi. Anche se, poi, non nega che era stata rilevata una irregolarità nel rilascio dei visti da parte di alcuni dipendenti i quali sono stati poi sospesi dal servizio e denunciati.