“Invitiamo ufficialmente i sindaci della nostra Regione a far rispettare il divieto di accesso a volto coperto anche negli uffici comunali e nelle scuole”. Non lasciano spazio ad interpretazione le affermazioni dell'assessore lombardo alla Sicurezza, la leghista Simona Bordonali, a commento dei fatti accaduti nella mattinata del 6 gennaio a Parigi, davanti ad un commissariato del 18esimo arrondissement. Parole forti, che testimoniano come, nella "locomotiva d'Italia", si voglia alzare il tiro sulla questione dei rapporti con la religione islamica.

"Rivedere i rapporti tra Islam e Stato"

In particolare, l'esponente del Carroccio chiede un giro di vite nei rapporti tra il Governo e le comunità islamiche e sul fronte dell'immigrazione. Bordonali auspica che tutti i fondi destinati, ad oggi, all'accoglienza di chi chiede asilo (il riferimento è in particolare ai 20 milioni distribuiti dalla Procura di Bergamo) vengano utilizzati integralmente per finanziare la riapertura dei Cie (centri per l'identificazione e l'espulsione) e per le spese di rimpatrio dei clandestini. Inoltre, l'assessore lombardo chiede che le comunità islamiche firmino un'intesa con lo Stato in cui “vengano condivisi i valori della civiltà occidentale”, e nella quale si manifesti “chiaramente la contrarietà al terrorismo e l'accettazione dell'uguaglianza tra uomo e donna”.

Anche se resta da capire, non avendo gli islamici un'autorità unica riconosciuta, quale possa essere la controparte di un eventuale accordo.

"Burqa da vietare ovunque"

Infine la questione del burqa, su cui la Lombardia si è espressa nettamente nelle scorse settimane con una delibera – promossa dal vicecapogruppo regionale del Carroccio Fabio Rolfi – che a partire dal primo gennaio di quest'anno vieta di entrare a volto coperto (dunque con burqa, niqab, ma anche con caschi e passamontagna) in tutte le strutture ospedaliere della Regione.

“Burqa e niqab devono essere vietati senza eccezioni su tutto il territorio nazionale”, incalza Bordonali, rivolgendosi direttamente al ministro dell'Interno Angelino Alfano.Subito dopo, l'assessore regionale alla sicurezza rincara la dose, invitando i primi cittadini della sua regione a far rispettare il divieto di accesso a volto coperto anche negli uffici comunali e nelle scuole, seguendo ilmodello francese. “Si tratta di una questione di sicurezza, ma anche culturale, dalla quale non possiamo più prescindere”, precisa. E la polemica è aperta.