È il giorno della verità sulle unioni civili. Dopo le due grandi manifestazioni che hanno catturato le attenzioni incrociate dell’opinione pubblica e della politica, è tempo di votare. La resa dei conti è finalmente arrivata per i partiti che dovranno gettare via la maschera a Palazzo Madama, in primis per esprimersi su pregiudiziali e sospensive che ostacolano il disegno di legge Cirinnà. L’opinione diffusa è che in linea teorica una larga maggioranza parlamentare potrebbe dare il via libera al testo, a condizione che si raggiunga un compromesso che possa avvicinare tutte le parti in gioco.
Il confronto tra le piazze
Sarebbe superficiale pensare che il Family Day e Svegliati Italia siano state un confronto dialettico tra opposte fazioni composte da persone ben inquadrate. Al Circo Massimo e in Piazza del Pantheon, accanto a gruppi ben connotati e forti delle loro convinzioni, hanno partecipato anche persone comuni libere da posizioni ideologiche o politiche. Tra i presenti ai due eventi, il cui dato numerico resta utile solo a scopi di propaganda, permane una incertezza diffusa dovuta alle nuove prospettive che potrebbero derivare dall’ok al ddl. Su questo punto ha ragione il cardinale Ruini quando ha affermato l’impossibilità di considerare le piazze uno specchio reale del Paese.
Le distanze in Parlamento
Se l’estensione dei diritti alle coppie omosessuali può essere considerato virtualmente un punto condiviso da tutti, differente è il discorso per ciò che concerne adozioni e maternità surrogata. Il peso dei cattolici si è fatto sentire ben al di là del Family Day, con la Cei che ha lavorato dietro le quinte nel guidare l’ostruzionismo dei conservatori.
Il premier ha rinnovato il suo impegno a far approvare il ddl Cirinnà ma non lo ha nei fatti protetto da chi vuole puntare a modificarlo. Anzi, da cattolico di lungo corso, Renzi non si è esposto nello scontro parlamentare. È così che ha fatto il gioco delle truppe del no all’equiparazione del matrimonio tradizionale e alla stepchild adoption.
Le pressioni di Strasburgo
Al di là della partita politica, l’Italia deve dare urgente risposta alla Corte di Strasburgo. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha ricordato a tutti l’attuale inadempienza “verso un’indicazione che segnala come una parte dei nostri cittadini non siano ancora tutelati”. L’Italia resta infatti l’unico Paese dei 28 dell’Ue a non aver regolamentato le unioni tra coppie dello stesso sesso. A ribadire il suo no alle adozioni è stato l’ex ministro (ora passato all’opposizione con Idea), Gaetano Quagliariello: “Oggi più di ieri o si sta con il popolo del Circo Massimo, o si sta con il governo”. Il ministro dell’Interno e segretario di Ncd, Angelino Alfano, ha chiesto ufficialmente a Renzi un passo indietro puntando allo stralcio dell’articolo del ddl sulla stepchild adoption: “Eliminiamo dal testo adozioni e riferimento al matrimonio e noi siamo pronti a votare e a costruire un’ampia maggioranza”. Criptico Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD: “Ricerchiamo un ampio consenso, ma siamo convinti che è giunto il momento di decidere e lo faremo”.