In vista del voto finale sulle unioni civili i partiti affilano le armi. Pur essendoci una condivisione diffusa sulla necessità di ampliare il ventaglio dei diritti davvero a tutti i cittadini, su alcuni punti del ddl Cirinnà le barricate restano invalicabili. Il Parlamento è divenuto un campo di battaglia ideologico dove mettere in discussione equilibri sottili che lasciano poco spazio a manovre dell’ultima ora. Matteo Renzi, consapevole di un quadro così complesso, non si è esposto in prima persona al contrario di quanto fatto in analoghi precedenti.

Da Palazzo Chigi si predica prudenza e la decisione di avallare il voto segreto, nei fatti, lascia aperta la porta anche a possibili bocciature.

Il veto fermo della Chiesa

Le unioni civili restano un tema scottante per il mondo cattolico che hanno avuto almeno il merito di aprire un confronto interno acceso. Decisivo in tal senso il giudizio di Papa Francesco che ha più volte invitato i padri spirituali ad avvicinare la Chiesa a tutti, senza distinzioni di alcun tipo. La corrente ultra conservatrice in Vaticano resta maggioritaria e non è un caso che il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, sia intervenuto più volte nel dibattito fornendo ai vescovi un indirizzo. È in particolare sull’adozione dei figli per coppie dello stesso sesso, la cosiddetta stepchild adoption, che la Chiesa ha posto il suo veto.

Una posizione subito raccolta dai partiti di ideologia cattolica.

Il ritorno di Bagnasco

Nel suo discorso al Consiglio della Cei, Bagnasco è rientrato a gamba tesa sulla questione adozioni. “I figli non sono mai un diritto - ha attaccato l’arcivescovo metropolita di Genova - poiché non sono cose da produrre”. Sulla diatriba che si è aperta in Vaticano, il numero uno della Cei ha voluto sgomberare il campo da polemiche sottolineando l’unione dei vescovi sulla famiglia.

Al di là delle smentite di rito, è stato lo stesso Papa Francesco a voler cogliere le nuove sfumature. Bagnasco ha invece chiamato in suo aiuto proprio le parole del vicario di Pietro (del 2014): “I bambini devono crescere con una mamma e un papà perché la famiglia è un fatto antropologico, non ideologico”.

Il pasticciaccio di Italo

A tenere banco nelle ultime ore, tra favorevoli e contrari alle unioni civili, è stato il caso Italo, reo di aver attivato una scontistica speciale per coloro che si recheranno al Family Day di Roma il prossimo 30 gennaio. Una strategia commerciale considerata, a detta dell’accusa, una vera e propria presa di posizione politica. L’iniziale difesa di NTV ha lasciato il posto alle successive rettifiche a causa della pioggia di proteste arrivate via social. “Vogliamo scusarci con chi si è offeso o discriminato dal nostro operato”. “Italo - ha sottolineato la società - offre una serie di convenzioni a chi le richiede, senza che questo implichi in alcun modo una scelta a favore del Family Day”.

L’ira funesta dei clienti

Non sono pochi quelli che hanno considerato le scuse di Italo un autogol peggiore del fatto iniziale stesso. La compagnia ha citato in sua difesa la promozione del 2014 dedicata al Gay Village di Padova. Ciò non è bastato a calmare le acque, anzi. “Smetterò di prendere i vostri treni” è il pensiero di Andrea e di altri numerosi utenti. “Che supportiate direttamente chi va a sostenere che io non devo esistere - ha affermato Tommaso - mi fa girare abbastanza i cosiddetti”. “Siete riusciti nell’impresa di farmi rimpiangere le Ferrovie dello Stato” è la conclusione di Mara che ha sottolineato la sproporzione della scontistica (30%) in favore del prossimo Family Day. Critica per il dietrofront frettoloso di Italo è stata invece Daniela: “Possibile che chi non si inchina alla dittatura dell’omosessualmente corretto finisca dovendosi scusare?”.