Il Super Tuesday non rivela clamorose sorprese, ma solo prevedibili conferme. Tant'è che potremmo definirlo Normal- Tuesday, invece di Super. Ovviamente una provocazione, ma alla fine dei conti la situazione non si è sovvertita, bensì consolidata.

Conferma di Clinton e Trump

Si confermano in vetta le candidature dei due candidati favoriti dai pronostici, Hillary Clinton e Donald Trump. Vincono sette stati ciascuno, prospettando una sempre più probabile sfida tra il magnate e l'ex sottosegretario, nell'election day dell'8 novembre. Negli stati in cui si sono svolte le primarie nel Super-Tuesday, erano in palio 595 delegati per i repubblicani, quasi la metà di quelli necessari per ottenere la nomination, ovvero 1237.

Per i democratici, invece, 865 a fronte della soglia di 2383 delegati. La Clinton si è affermata in Georgia, Virginia, Tennessee, Alabama, Arkansas, Texas e Massachusets. Trump ha ottenuto la sua vittoria negli stessi identici stati. "Questo paese appartiene a tutti noi, non solo a chi guarda, pensa o prega in una sola direzione" ha affermato la Clinton, raggiante per la vittoria. "The Donald" attacca invece la candidata democratica e Rubio, concorrente repubblicano : "Ciò che ha fatto la Clinton è vergognoso- riferendosi allo scandalo delle mail. Mi dispiace per Rubio, ha avuto una serata molto dura. E ci ha speso pure un sacco di soldi".

Nonostante i sondaggi della Cnn, su un probabile scontro elettorale tra Clinton e Trump, diano in vantaggio la candidata repubblicana con il 52% delle preferenze, il fenomeno Trump resta il vero avvenimento di questa campagna elettorale.

All'inizio nessuno si aspettava un simile consenso del Tycoon. Le sue continue invettive, la sua pittoresca figura e il suo linguaggio colorito, hanno evidentemente fatto centro nell'elettorato repubblicano. Il partito sembra infatti spaccarsi nel cercare una convergenza su un'eventuale candidatura "di riserva", data la scarsa convinzione del Grand Old Party su Trump.

Anche ieri ha confermato le sue volontà di costruire il muro con il Messico: "Sarà come la muraglia cinese".

Cruz e Sanders inseguono a breve distanza. Flop Rubio

Le seconde linee non mollano. Inseguono, faticosamente, ma riescono a ridurre, minimamente, le distanze dai titolari. Ted Cruz vede trasformarsi la sua candidatura, forse definitivamente, come secondo candidato repubblicano.

Sanders, invece, viene sconfitto, ma può esultare, data la vittoria in 4 stati.

Ted Cruz ha riportato vittorie nel suo Texas, ma anche in Oklahoma, affermando :"Sono io l'unico che può battere Trump". L'exploit di Cruz è stato favorito soprattutto dall'inaspettato calo di Rubio, che in quasi tutti gli stati si è attestato sotto il 20%, segnando una bruciante sconfitta. Marco Rubio è arrivato primo solamente in Minnesota; è ora costretto a giocarsi tutto il 15 marzo in Florida, il suo stato.

Bernie Sanders riesce ad affermarsi in casa sua, nel Vermont, ma anche in Oklahoma, Colorado e Minnesota. Un risultato importante, che lo conferma come secondo, ma non ne determina la sconfitta sicura. Ha infatti celebrato i suoi risultati: "Questa campagna è per cambiare l'America intera".