A 70 anni dalla nascita della Repubblica italiana, nel giorno in cui si festeggia la Storia, è il domani a porre gli interrogativi più significativi. Il nostro è un Paese valoroso ma caratterizzato da una forte disomogeneità civica e culturale al suo interno. Da quel 2 giugno del 1948 molto è stato fatto in termini democratici e di diritti civili, ma ciò non è bastato per scoprire (o meglio riscoprire) quell’orgoglio nazionale solo a tratti presente all’indomani della caduta del fascismo. Come nel più classico gioco dei corsi e ricorsi storici il passato tende a intrecciarsi con il presente, spalancando le porte a un futuro tuttora da scrivere.
È in questo contesto che si inserisce l’attualità politica chiamata a ricomporre una disgregazione del tessuto sociale, che continua a prodursi a sprazzi di negazionismo che non possono lasciare indifferenti. La responsabilità della classe dirigente si racchiude in una sfida ardua, ma da affrontare senza esitazioni: traghettare il Paese verso un deciso rinnovamento che significa sì cambiamento, ma anche Memoria di quello che è stato.
I Referendum della discordia
Un cambiamento che secondo l’attuale premier, Matteo Renzi, passa dalla riforma della Carta Costituente. Saranno però gli italiani a decidere con il Referendum di ottobre se promuovere quella che è stata definita, dall’inquilino di Palazzo Chigi,la riforma delle riforme.
Comunque vada a finire, non sarà facile gestire politicamente gli effetti delle urne. Le contestazioni e le polemiche, del resto, sono state da sempre protagoniste della storia della nostra giovane Repubblica. Anche 70 anni fa, nel giorno in cui il popolo votò per la svolta dando il benservito alla monarchia sabauda, nelle ore immediatamente successive all’annuncio, si aprirono focolari di guerriglia lungo tutto lo stivale.
A Napoli in particolare (città sentimentalmente vicina alla corona) si fece fatica a normalizzare gli scontri di piazza che causarono diversi morti. Pur essendo lontani da effetti così esasperati, il voto di ottobre potrebbe riscrivere in egual modo la storia dell’Italia mutandola nelle sue radici.
La crisi degli enti locali
Le celebrazioni del 70esimo della Repubblica sono coincise con la vigilia delle elezioni amministrative. Al voto andranno città chiave come Milano, Bologna, Roma e Napoli. L’avvicinamento a questo appuntamento non è stato dei più morbidi e le proposte politiche hanno spesso lasciato il campo alle polemiche. Eppure proprio i sindaci sono stati la novità della parata del 2 giugno: oltre ai militari hanno sfilato lungo i Fori Imperiali 400 primi cittadini in rappresentanza degli 8mila Comuni. Una partecipazione volta a ricucire la distanza con il territorio e a simboleggiare che la Festa della Repubblica appartiene a tutti. All’insegna dell’unità è stato il messaggio lanciato dal Capo dello Stato, Mattarella: “I valori di libertà, giustizia, uguaglianza fra gli uomini e rispetto dei diritti di ognuno e dei popoli sono, ancora oggi, il fondamento della coesione della nostra società ed i pilastri su cui poggia la costruzione dell’Europa”.