“Sorge il sole il 26 novembre del 2016. Siamo a La Habana, cuba. Quante volte ci siamo chiesti da bambini cosa sarebbe successo in città, cosa sarebbe successo a Cuba il giorno della morte di Fidel. Bene, ecco la mia strada. Questo è il mio quartiere. È morto Fidel. Ed è come se fosse morto da molto tempo. La gente non è stupita. La vita continua…”. La scrittrice cubana Wendy Guerra Torres accompagna con una voce in off un video pubblicato su Facebook dove fa vedere la sua strada il giorno dopo la morte di Fidel Castro. Un uomo taglia un albero, tutti dormono.
La città è impassibile.
Uno spazio di attesa
“A Cuba un profondo e potente silenzio ci avvolge. La gente è tranquilla a casa. Si saluta e guarda avanti … è così l’isola questa mattina, una banca in silenzio, uno spazio di attesa e riflessione. Che è successo con noi? Che è successo nelle nostre vite facendo tutto quello che diceva una persona che oggi non esiste più? Un telefono squilla lontano… dipende da noi rispondere e parlare”, continua la scrittrice, autrice di Tutti se ne vanno, Posare nuda a La Habana e anima del blog Habáname sul quotidiano El Pais di Spagna.
“La storia mi assolverà”
Dopo anni di speculazione sulle condizioni di salute di fidel castro, il governo cubano ha confermato la morte del leader della rivoluzione.
L’ex presidente aveva lasciato il potere nell’anno 2006, ma era comunque lo stratega principale dell’esecutivo. Inizialmente, era indisposto per un intervento chirurgico allo stomaco, e lasciò incaricato il fratello raul castro. Ma dopo, per la sua avanzata età, restò lontano dalla presidenza.
Simbolo della sinistra latinoamericana e mondiale, Fidel Castro ha avuto una grande influenza non solo a livello regionale.
“Che mi condannino, non importa. La storia mi assolverà”, disse un giorno, quando era a rischio di condanna per l’attacco al Cuartel Moncada nell’anno 1953.
Personaggio sempre presente
Oggi i cubani sono rassegnati ad una vita di mancanze (di alimenti, di libertà di espressione) e vivono la morte dell’artefice del sistema socialista senza sorprese.
Raul Castro confermò in tv che “con profondo dolore, alle 22:29 del venerdì 25 novembre, è morto il Comandante capo della rivoluzione cubana”. Ma per i cubani era morto da tempo.
Dal 1958 Fidel era presente in ogni angolo di Cuba. Aveva messo fine alla dittatura di Fulgencio Batista. Voleva compiere il sogno socialista. Dal 2006 però le sue apparizioni pubbliche sono sempre state di meno. È morto a 90 anni.
“Fidel? Quale Fidel? Scusi, non ricordo”
Neanche a allo scrittore cubano Orlando Luis Pardo Lazo sorprende la morte di Castro: “Come nel finale di un romanzo di Anatole France, ti rispondo: Fidel? Quale Fidel? Scusami, ma il tempo passato è molto e la mia memoria comincia a tradire il vissuto.
Il giovane dissidente crede che la morte di Castro sia la fine simbolica di un’era ideologica. La morte fisica conferma la fine assoluta dello sperimento socialista a Cuba. Ma il regime continuerà… Finché avrà il sostegno di parte della comunità internazionale, e il rispetto dei diritti umani non diventi una vera priorità.