Sono tutti per il sì i centristi siciliani, capitanati da Gianpiero D'alia. Si sono riuniti alla sala bandiere del comune di Messina per chiarire le ragioni di questa posizione. Una svoltafondamentale della riforma riguarda il ruolo che svolgerà il nuovo Senato nei rapporti stato/regioni. Un cambiamento che non tocca le regioni a statuto speciale ma le proietta in una dimensione sempre più autonomista. Le materie che tornano di competenza dello stato sono già da anni gestite dalle regioni a statuto speciale in maniera autonoma, tanto che si parla si svolta indipendentista per queste realtà.
Le altre regioni invece faranno sentire la loro voce in Senato attraverso i rappresentanti regionali. Un sindaco per regione entrerà in Senato insieme ai consiglieri regionali nominati in modo proporzionale. Una svolta fondamentale nelle prassi che riguardano stato e regione che fino ad oggi erano rappresentate nella conferenza delle regioni. "Il ruolo del nuovo Senato assorbirà il 70% delle competenze della conferenza stato/ regioni, che torna a svolgere il ruolo per cui è stata istituita che non è quello di un'istituzione parlamentare che si occupa delle decisioni politiche che riguardano il paese, ma è il luogo dove si sviluppa una leale collaborazione tra il governo centrale e i governi regionali su aspetti tecnici e amministrativi che riguardano le rispettive competenze"-ha detto D'alia, presidente della bicamerale per le questioni regionali.
Alla conferenza stampa tenutasi a Messina era presente anche un altro esponente dell'udc siciliano, Giovanni Ardizzone, presidente dell'assemblea regionale siciliana che ha chiarito un altro aspetto della riforma. "Sfatiamo il mito che tutti i sindaci diventeranno senatori, solo uno di questi lo sarà"- ha detto Ardizzone." Il Senato diventa un organo di rappresentanza territoriale sul modello degli Stati federali austriaci e tedeschi"- ha detto D'alia-" sarà molto chiaro chi farà cosa e quando superando le criticità della riforma del 2001".