“Salvini è passato dalle vittorie a Gallarate e Cascina a quelle in Michigan e Wisconsin”. Durante l’intervista di Fabio Fazio a “che tempo che fa” Matteo Renzi utilizza una battuta ironica commentare i risultati delle presidenziali negli Stati Uniti e soprattutto certe reazioni in Italia.
La voglia di cambiamento premia Trump
Il presidente del Consiglio si spiega il trionfo di Donald Trump, non previsto dai sondaggi, con il desiderio di cambiamento che è stato interpretato in modo più radicale dal candidato repubblicano rispetto a Hillary Clinton, esattamente come era accaduto otto anni fa con Barack Obama.
Anche Renzi, come già aveva dichiarato Berlusconi, non si sbilancia sul futuro ed è certo che il Trump presidente sarà diverso da quello visto in campagna elettorale. Renzi rivela anche di aver già telefonato al vincitore delle elezioni: un colloquio cordiale che si è chiuso con un “ciao” dell’americano.
L’Ue ed i muri da abbattere
Altro tema dell’intervista, l’Europa. Renzi ribadisce che il patto di stabilità non si dovrebbe applicare per certi capitoli di spesa come l’edilizia scolastica. Non è giusto che l’Italia contribuisca finanziariamente all’Unione in modo cospicuo e poi sia lasciata sola nell’affrontare temi come l’immigrazione. Il sogno di Renzi è un’Europa più umana e meno attenta alla regole burocratiche.
“Non voglio arrivare a mettere il veto sul bilancio – spiega il premier – ma a far sì che almeno siano ascoltate le nostre proposte concrete”. Del resto l’Unione europea è nata per abbattere i muri, non per realizzarli e quindi certi Paesi, come l’Ungheria, “non possono costruire i muri con i nostri soldi”. Così, in un contesto dove da un lato c’è chi dice sempre “no” e “fuori” e dall’altro i tecnocrati, Renzi auspica un’Europa capace di interpretare il mondo che cambia.
La personalizzazione del referendum
Infine Renzi parla a lungo del referendum costituzionale per spiegare le ragioni del sì e i contenuti del quesito, soffocati dalle polemiche politiche. Proprio durante un’intervista da Fazio di qualche mese fa il premier ha associato per la prima volta il responso delle urne alle sue possibili dimissioni.
Oggi – pur ammettendo il grave errore di aver voluto personalizzare sulla sua figura la campagna referendaria – Renzi ribadisce di essere diventato presidente del Consiglio con il preciso mandato di cambiare le regole del gioco. Quindi, in caso di sconfitta, ci sarebbero altri personaggi più bravi a galleggiare nella stagnante palude della politica italiana.