Ad essere del tutto sinceri, il voto delle Nazioni Unite non risolve assolutamente l'annosa questione israelo-palestinese ma, di fatto, la inasprisce. Il risultato sarà quello di esercitare pressione diplomatica su Tel Aviv, senza alcuna intromissione di Washington ma, stando alle dichiarazioni del prossimo leader della Casa Bianca, Donald Trump, questo stato di cose andrà avanti fino al momento del suo insediamento ufficiale. Dopo sarà difficile avere una posizione 'neutrale' degli States come quella dichiarata poco prima di Natale al Palazzo di Vetro.

Il presidente palestinese Abu Mazen è consapevole di questo ma plaude alla decisione dell'ONU. "Oggi - ha commentato - la Palestina non è più isolata".

'La politica israeliana non porta la pace'

Per Abu Mazen si tratta dunque di un segnale di speranza. "Il mondo si è unito al nostro fianco - ha sottolineato - ed ora ci sostiene. Il voto dell'ONU certamente non risolve la questione palestinese ma offre basi legali per arrivare ad una soluzione. In primo luogo dimostra che le colonie israeliane sono illegali. Il mondo, pertanto. avverte Israele di fare attenzione e di fare un passo indietro da una politica sbagliata che non porta la pace". Difficile però che l'attuale governo di Tel Aviv, conosciuto per il suo 'pugno duro', si comporti di conseguenza dopo la risoluzione ONU.

In realtà le Nazioni Unite non hanno sancito nulla di nuovo, la soluzione prospettata per la Palestina è vecchia di quasi 50 anni e l'unica novità è stata rappresentata dal 'non voto' degli Stati Uniti. L'impressione è che Benyamin Netanyahu attenda solo l'insediamento di Trump per poter contare nuovamente sull'appoggio incondizionato degli Stati Uniti e proseguire nella sua prepotente politica contro l'odiato vicino.

Se Donald Trump ha annunciato di voler cambiare la posizione della Casa Bianca nei confronti della questione siriana, non è lo stesso per la Palestina che, a differenza della Siria di Assad, non è mai stata fortunata nelle alleanze.