L'inchiesta è stata pubblicata da poche ore sul sito di uno dei più importanti giornali degli Stati Uniti d'America, il New York Times. Basata su e-mail e dichiarazioni rilasciate anche dai responsabili della sicurezza informatica del partito dem, racconta come un gruppo di hacker, chiamato "the Dukes" sia entrato in possesso delle mail di molti componenti del partito democratico, consentendone poi la diffusione. Molte delle notizie in esse contenute sono state usate anche da Donald Trump, nei suoi comizi pubblici contro la Clinton.

Secondo i membri del partito democratico è stata la divulgazione di queste mail, sommata ad altri fattori, tra cui la debolezza della Clinton come candidato, il suo uso di un server privato per comunicazioni di stato, e le pubbliche dichiarazioni fatte dal capo dell'FBI prima delle elezioni, ad aver decretato l'esito negativo delle votazioni per la signora Clinton.

A chi sono collegati gli hacker the Dukes

Nell'articolo intitolato The Perfect Weapon: How Russian Cyberpower invaded the U.S., destinato a scatenare clamore nei prossimi giorni, i giornalisti di inchiesta che lo hanno firmato, Eric Lipton, David E. Sanger e Scott Shane, mettono in collegamento, con un apposito grafico, il gruppo di hacker the Dukes direttamente con la russa Federal Sicurity Service, la principale agenzia di sicurezza russa, ed il G.R.U. (Glavnoe razvedyvatel'noe upravlenie), ossia il servizio informazioni delle forze armate russe che però non è in un rapporto di dipendenza funzionale con il K.G.B.

Il sistema di hackeraggio e gli avvertimenti dell'F.B.I.

Il sistema di hackeraggio si è basato sul pishing, ossia sull'invio di e-mail con il logo contraffatto di Google o di altri server di posta elettronica con cui i membri del partito democratico destinatari sono stati spinti a cambiare la password, consentendo così l'accesso da parte degli hacker alle loro e-mail private.

Stando alle dichiarazioni del responsabile sicurezza del partito democratico, l'F.B.I. ha avvisato i democratici sul rischio in corso, ma poiché la verifica interna eseguita dopo il primo avvertimento non aveva riscontrato alcuna anomalia, quelli successivi sono stati presi sotto gamba.