L'eredità di Barack Obama, un 'campo minato' per Donald Trump. 'The Donald' è abituato comunque ad essere nell'occhio del ciclone anche se, nonostante le sue fortune economiche, i suoi disastri e le infinite resurrezioni, non aveva mai rivestito una carica così importante. Mancano meno di dieci giorni al suo insediamento e nel corso della sua prima conferenza stampa dall'elezione dell'8 novembre, il nuovo presidente degli Stati Uniti ha cercato elegantemente di oltrepassare le mine. Quella più pericolosa si chiama Russia, l'attuale tensione nei rapporti con il Cremlino mette Trump tra due fuochi: da un lato non può sconfessare la sua promessa di dialogo con Vladimir Putin, dall'altra non può certamente invalidare il lavoro delle intelligence che asseriscono senza il minimo tentennamento di "interferenze russe sulle ultime elezioni presidenziali".

Nella sua prima uscita pubblica da presidente, Trump ha ovviamente parlato della questione cercando il più possibile di non danneggiare nessuna delle parti. Per il resto ha fatto il 'Trump', mantenendo lo stile spavaldo ed estremista che ha caratterizzato la sua campagna elettorale.

'Con me presidente cambieranno i rapporti con la Russia'

Nel corso dell'incontro con i giornalisti, Donald Trump ha ammesso per la prima volta di dare credito ai rapporti dei servizi segreti. "Credo che ci sia la Russia dietro l'hackeraggio della campagna presidenziale, forse gli attacchi informatici sono stati compiuti dala Russia ma penso anche da altri Paesi. Putin non avrebbe dovuto hackerare il nostro Paese - ha aggiunto - ma credo che non lo farà più, le cose cambieranno con me alla presidenza e lui rispetterà di più l'America da quando la guiderò io".

In merito al materiale 'scottante' che secondo alcuni media sarebbe "in possesso dei russi" che avrebbero dunque "la possibilità di ricattare il nuovo presidente", Donald Trump ha risposto seccamente. "Si tratta di informazioni infondate che non dovevano essere scritte o pubblicate". Il presidente eletto ha comunque sottolineato di avere "rispetto per la libertà di stampa", nonostante "alcuni giornalisti non mi hanno trattato bene, anche se in questo caso sono andati contro le notizie false".

Tentativo, questo, di ricucire in qualche modo i rapporti con il 'quarto potere', considerato che sono in parecchi gli organi di informazione che, già nel corso della campagna elettorale, gli si sono schierati apertamente contro. Ha poi chiuso il discorso relativo alla politica estera tenendo aperta la porta con il Cremlino.

"Se piaccio a Putin è una cosa buona, non so ancora che tipo di rapporto avrò con lui ma mi auguro sia positivo. Attualmente non ho affari di alcun tipo con la Russia, non ho debiti o prestiti in corso ma in comune abbiamo la lotta al terrorismo".

Il muro 'messicano' e la fine dell'Obamacare

Tanta la carne al fuoco, tra cui anche un vecchio cavallo di battaglia, il famoso muro al confine con il Messico. "Lo costruiremo nel più breve tempo possibile - ha confermato - ed il Messico ci ripagherà, in qualche modo ci rimborserà il costo del muro e la gente dovrà sapere che il muro si farà e che lo pagheranno i messicani. Troveremo la giusta formula". Il presidente eletto conferma dunque le sue restrizioni in materia di immigrazione, così come a suo dire manterrà la promessa di dare un colpo di spugna all'operato della precedente amministrazione in materia di politiche sanitarie.

"L'Obamacare è stato un completo disastro, lo abrogherò il prima possibile". Non sono mancate le domande su come pensa di gestire il suo ingente patrimonio personale, ora che sarà impegnato in questioni di Stato. Donald Trump ha reso noto di essersi dimesso da tutte le posizioni dirigenziali nell'ambito delle sue svariate attività imprenditoriali, cedendo il controllo ai figli.