Il Cairo, 16 gennaio 2017- 11.00

L'Alta Corte Amministrativa egiziana ha emesso una sentenza irrevocabile sul discusso piano del governo di trasferimento di territorio all'Arabia Saudita.

Con un accordo tra egitto e Regno Saudita, si era deciso il trasferimento della sovranità su due isole del Mar Rosso a favore dei Sauditi. Le due Isole sono Tiran e Sanafir. Esse sono due isole strategiche sia per la posizione in cui si trovano, che economicamente per l'apporto che portano al settore turistico.

A seguito dell'ufficialità del trattato, la società civile si è mossa con proteste, manifestazioni e denunce a livello nazionale e internazionale.

Accordo tra Sauditi e Al-Sisi

In cambio di ingenti investimenti e aiuti economici, il governo egiziano aveva deciso di "vendere" parte del territorio della repubblica. Tiran e Sanafir si trovano nella stretta entrata al Golfo di Aqaba alle porte di Israele. I funzionari sauditi ed egiziani utilizzano come giustificazione il fatto che le isole si trovino sotto il controllo egiziano solo perché Riyadh chiese al Cairo nel 1950 di proteggerli. In realtà sono in tutto e per tutto isole completamente egiziane.

<Tiran e Sanafir sono sempre appartenute all’Egitto e agli egiziani> esclamavano i manifestanti durante le proteste dopo l'annuncio del trasferimento di sovranità.

La sentenza definitiva

Oggi l'ultima sentenza, quella definitiva.

Le isole erano e saranno del popolo Egiziano. Il giudice ricorda come esse appartengono alla repubblica ed al popolo e nessuno ha il diritto di trasferirne, completamente o parzialmente, la sovranità.

Ali Ayoub, che ha contribuito a portare il caso contro il governo alla giustizia, ha risposto con gioia alla sentenza di questa mattina.

"La sentenza è definitiva e non può essere oggetto di ricorso, [perfino] il parlamento non ha il diritto di discutere questo accordo, perché è stato reso nullo da una sentenza del tribunale", ha detto, circondato da sostenitori che cantavano: "Egiziana, egiziana, egiziana ".

Nuovo inizio

La sentenza potrebbe far riconquistare una certa credibilità alla magistratura egiziana. Essa è stata infatti molto criticata, sia in patria che all'estero, per la mancanza di indipendenza dal governo di Abdel-Fatah al-Sisi, al potere dal 2013.