È stato raggiunto un accordo nella reunion, a Tripoli, tra nostro ministro degli Interni Marco minniti, il premier libico al-Serraj e il ministro degli Esteri Mohammed al-Taher Siyala. L’accordo, che ricalca un po’ i punti degli accordi precedenti e, soprattutto, quelli del 2008 e 2009 dimostrando la persistenza delle stesse problematiche condivise dai due paesi, si focalizzerà su tre punti chiave: la stabilizzazione e, quindi, la ricerca del progresso sociale ed economico; cooperazione nella lotta contro il terrorismo; cooperazione nel contrasto di traffici illeciti di uomini, droga e idrocarburi.
La promessa di un forte impegno da parte del governo libico comporterà un maggiore impegno da parte del governo italiano, che si impegnerà a fornire beni necessari, come mezzi navali e terrestri, formazione, strumenti e denaro, per il mantenimento degli impegni presi e per chiudere e controllare a tappeto la rotta libica considerata una via di salvezza per i migranti e un punto di accesso all’Europa per i jihadisti. A seguito dell’incontro, il ministro Minniti ha spiegato: “Obiettivo comune è stroncare il traffico di esseri umani. Per fare questo, c’è bisogno di un’attività di cooperazione a trecentosessanta gradi, a partire dalla messa in sicurezza dei confini, con particolare riferimento ai confini del Sud della Libia”.
Riapertura dell’ambasciata
Nell’incontro che ha sancito l’accordo bilaterale, il ministro Minniti è stato affiancato dal nuovo ambasciatore italiano Giuseppe Perrone. Definito dal ministro degli Esteri Angelino Alfano come “il migliore conoscitore della regione”, il nuovo ambasciatore Perrone proprio oggi presenterà le credenziali e riaprirà l’ambasciata italiana in Libia in segno di apertura e fiducia nei confronti dei nuovi propositi.
I precedenti
Durante l'incontro non sono mai mancati gli espliciti riferimenti agli accordi suggellati nel 2008 da Roberto Maroni e nel 2012 da Annamaria Cancellieri. Nel 2008 era stato previsto il pattugliamento delle acque libiche, il respingimento dei migranti e il finanziamento dei centri di accoglienza. L’accordo del 2012 prevedeva l’intervento nelle acque internazionali e sempre in conformità a ciò che prevede il diritto marittimo.
L’ultimo accordo, però, non è mai stato attuato e aveva creato diverse problematiche visto che alla missione navale europea ‘Sophia’ non era stato consentito di entrare nelle acque libiche. Visto il proficuo e promettente accordo raggiunto, si prospetta e spera una maggiore flessibilità delle parti.