Mikhail Gorbachev è una di quelle persone a cui la storia contemporanea deve molto. Quando nella seconda metà del decennio 1980 si svolgevano gli ultimi atti di un lungo e singolare conflitto, la sua politica di distensione si è rivelata fondamentale per mettere la parola fine a un’epoca, e per dare inizio alla successiva fase di apertura dell’ex blocco sovietico alle politiche neoliberiste. Al di là delle implicazioni economiche della fine della guerra fredda, l’operato di Gorbachev ha avuto una forte influenza anche dal punto di vista militare, rappresentando un punto di svolta per favorire il successivo processo di smantellamento degli arsenali nucleari delle due super potenze.

Ciononostante, sostiene Gorbachev in un’intervista rilasciata al Time, negli ultimi tre decenni la situazione non è andata come ci si sarebbe auspicato, e i test nucleari e la corsa agli armamenti non sono mai realmente cessati.

Il pensiero del vecchio leader

I problemi aumentano e sono sempre più visibili. Molti governi fanno fatica a garantire ai propri cittadini i servizi sociali di base. Ma d’altro canto ci sono sempre soldi per gli investimenti in campo militare (solo gli Stati Uniti, e solo nell’anno 2015, hanno investito nel campo della difesa quasi 600 miliardi di dollari ndr). Truppe e mezzi vengono costantemente mobilitati sempre più in prossimità (se non addirittura entro i confini) del vecchio continente, e le armi di Russia e Nato si avvicinano.

Assistiamo ad un aumento generalizzato della tensione, molti politici adottano toni belligeranti e xenofobi e i media contribuiscono ad alimentare paure pericolose.

Il ricordo di un futuro diverso

È forte il rammarico che si percepisce nelle parole di Gorbachev, il quale ricorda che tra il 1985 e il 1986 (incontri di Ginevra e di Politburo) si giunse alla conclusione che l’unico motivo dell’esistenza di armi nucleari fosse la prevenzione di un conflitto, non solo di tipo nucleare, ma di qualsiasi tipo.

Questo dal momento che ai tempi vigeva il motto di “rispondere a un attacco con qualsiasi mezzo”, che stava a significare che nessuna delle due potenze sarebbe stata disposta ad accettare pacificamente le ingerenze militari dell’avversario. Ciò significa dunque che qualunque pretesto, anche il più piccolo, sarebbe stato sufficiente, nei limitati termini della prospettiva militare riassunta perfettamente dallo slogan, a far scattare una catastrofica reazione a catena (il fattore che comunemente abbiamo imparato a conoscere come “deterrente nucleare” o atomico).

Ci avviciniamo a una guerra globale?

I rapporti tra i governi, sostiene Gorbachev, sono declino da diversi anni, e l’urgenza di combattere il terrorismo non è uno stimolo sufficiente a superare questo momento di crisi. “Nessuno dei problemi globali che stiamo affrontando è risolvibile attraverso la guerra”. A questo punto, prosegue, l’unica soluzione sarebbe quella di trovare un’intesa a livello dei quadri di comando degli stati coinvolti, e attraverso l’azione delle istituzioni internazionali, al fine di dichiarare inaccettabile l’idea di una guerra nucleare e di conseguenza anche quella di proseguire sulla strada del riarmo. Tale processo, conclude speranzosamente l’ex segretario generale del partito comunista, dovrebbe partire da Donald Trump e da Vladimir Putin, ossia i rappresentanti dei due paesi che congiuntamente rappresentano il 90% del potenziale nucleare globale. Solo così è possibile che si ritorni a percorrere la strada del dialogo, per evitare che un domani accada l’irreparabile.