Cinque giorni di continue proteste per le strade della romania, da quando martedì scorso il governo aveva, con un provvedimento d'urgenza, modificato un articolo del codice penale che spostava la soglia a 45 mila euro circa per i reati di corruzione e abuso d'ufficio. Non appena la notizia è iniziata a girare durante la sera del 4 febbraio, dagli slogan di rabbia il popolo rumeno è passato alle urla di gioia, intonando in molte città l'inno nazionale.

Un paese spaccato

“Non è mia intenzione spaccare il Paese in due. Vi è tanta confusione. Ho convocato per domani una riunione urgente del governo con l’obiettivo di abrogare l’ordinanza di urgenza sulla riforma del codice penale”.

Con queste parole, riprese dai media di tutta Europa, durante una conferenza stampa, Grindeanu ha annunciato l'intenzione del governo di cambiare rotta. Ore prima sullo stesso registro c'era stata la dichiarazione del partner della maggioranza Kalin Tariceanu, leader di Alde. Il decreto d'urgenza era stato stigmatizzato dalle opposizioni come un provvedimenti fatto appositamente per togliere le castagne dal fuoco al presidente socialdemocratico Liviu Dragnea, sotto processo per un reato di abuso d'ufficio di 24 mila euro, come anche per una pletora di politici, funzionari e imprenditori legati o vicini al maggiore partito di governo.

Tutti contro il governo

Lo stesso presidente della repubblica Klaus Iohannis aveva accusato il governo con parole pesanti, chiedendo l'intervento della Corte costituzionale, che avrebbe dovuto pronunciarsi il 7 febbraio.

Critiche anche dalla Commissione europea per voce del suo presidente Junker, il quale sottolineava le caratteristiche di "sorvegliato speciale" della Romania proprio per il fenomeno della corruzione diffusa all'interno del sistema politico e sociale, tale da sospendere l'entrata del paese nello spazio di Schengen.

I cittadini vincono la loro battaglia

La crisi sistemica che attanaglia la Romania dal 2015, sembrava essersi conclusa con le ultime elezioni svoltesi nel dicembre scorso. In realtà il partito uscito vincitore dalle urne è quello più compromesso nel sistema corruttivo rumeno. Per questo aveva basato la sua campagna elettorale su grandi promesse di cambiamento,dando il segnale di non candidare il presidente del partito inquisito. I cittadini gli hanno dato fiducia dentro le urne, ma una volta uscito fuori il decreto "salva corrotti" le piazze hanno dato un'altro tipo di responso.