Gli annunci del nuovo inquilino della Casa Bianca sul cambiamento di strategia americana relativa al conflitto israelo-palestinese, stanno avendo un effetto domino su tutto il mondo arabo. E’ di poche ore la minaccia di Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, l’organizzazione politico-militare sciita che rappresenta in Libano una sorta di stato parallelo a quello ufficiale. In seguito alla rinuncia del presidente Trump di sostenere la politica dei due stati, Hassan Nasrallah ha chiesto a Israele di smantellare il reattore nucleare di Dimona, nel quale, accusa il leader, vengono progettate e costruite armi nucleari.

Se questa richiesta non fosse accettata Hezbollah si riserva di colpire gli impianti. Anche perché Israele non ha mai ratificato il trattato di non proliferazione degli armamenti nucleari e per tale ragione non è soggetta ai controlli degli organi internazionali.

La fine dei negoziati di pace

I venti di guerra prospettati da Hezbollah, secondo le dichiarazioni del suo leader a Teheran durante i festeggiamenti per i 38 anni della rivoluzione iraniana, nascono dal fatto che la Casa Bianca ha messo fine ai negoziati di pace sul conflitto tra israeliani e palestinesi. Le parole di Trump sulla revisione del “dogma” dei due stati, sul fatto che i palestinesi devono riconoscere lo Stato ebraico e che la decisione spetta a Israele che deve negoziare il suo accordo, rappresentano appunto la morte del negoziato.

Occorre ricordare che la politica dei due stati nasce dagli accordi di Oslo del 1993, rappresentata dalla famosa immagine di Clinton che favorisce la stretta di mano tra Rabin e Arafat. Fatta propria da una risoluzione delle Nazioni Unite e dal riconoscimento della comunità internazionale e dalla Lega Araba. In tal senso le richieste palestinesi individuerebbero il loro stato indipendente unendo Cisgiordania e Gaza con capitale Gerusalemme Est.

Il potenziale nemico

Ma la fine dei negoziati di pace significa una nuova stagione di guerra ecco perché il movimento Hezbollah si sente minacciato da questa recrudescenza delle posizioni ufficiali, considerando Israele un nemico che potrebbe attaccarlo, incoraggiato magari dal presidente Trump. Proprio per questo Hassan Nasrallah ha voluto sottolineare che Hezbollah non ha paura di nessun nemico poiché la sua potenza risiede nel sostegno del popolo libanese.

Infatti ha ricordato come in passato fu proprio Hezbollah a fermare Israele da un’aggressione nel suo paese. Il riferimento è alla seconda guerra del Libano del 2006, un conflitto durato circa un mese, scatenato da una operazione militare ebraica come reazione alla cattura da parte di Hezbollah di due soldati israeliani. Il conflitto si concluse con la mediazione delle Nazioni Unite.

Lo scontro tra sunniti e sciiti

Ma c’è un altro tema che va ad incrociarsi alle dinamiche sui rapporti tra israeliani e palestinesi e riguarda le regioni mediorientali conclamate come instabili che vede lo scontro tra l’Islam sunnita delle petro-monarchie arabe e quello sciita rappresentato da Iran, Siria ed Hezbollah.

In tal senso Hassan Nasrallah ha messo in guardia Stati Uniti e Israele di non appoggiare l’Arabia Saudita nella guerra in Yemen, la quale è intervenuta pure in Bahrain per sedare le proteste popolari contro la famiglia regnante Al Khalifah.