Secondo la ricostruzione fornita oggi dal Fatto Quotidiano, i vecchi ‘miglioristi’ del Pd, ex storica ala destra del Pci, starebbero tramando per sostituire Matteo Renzi con Andrea Orlando alla segreteria del partito, evitando così la paventata scissione dalemian-bersaniana. Anzi, attirando sotto le insegne di Orlando i vari D’Alema, Bersani, Speranza, Franceschini e Cuperlo. In testa al gruppo dei ‘congiurati’, naturalmente, Giorgio Napolitano, insieme al ‘compagno’ di sempre, Emanuele Macaluso. e al tesoriere della fondazione Dem Ugo Sposetti.

La rivisitazione delle mosse compiute in questi ultimi mesi dall’ex presidente della Repubblica, lascia pochi dubbi sull’investitura concessa al ‘giovane turco’ Orlando. E a niente vale, ormai, la promessa di Renzi di dare le dimissioni da segretario, bollata questa mattina come una “presa per il culo” dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.

Le mosse di Napolitano

Ma partiamo dalla fine. Il punto di svolta della strategia migliorista si celebra tra l’8 e il 9 febbraio scorsi. Il giorno 8, quarantuno senatori - capitanati da quello che per molti è solo un prestanome di Napolitano, Vannino Chiti - firmano un documento in favore del governo Gentiloni affinché duri fino alla fine naturale della legislatura, nel febbraio 2018.

L’esatto contrario di quanto ‘ordinato’ dal segretario Renzi. Il giorno successivo, però, 9 febbraio, 12 dei 41 firmatari decidono di fare marcia indietro chiedendo elezioni a giugno. Sono tutti ‘giovani turchi’ agli ordini del presidente del partito Matteo Orfini. Atto fondamentale che certificherebbe l’avvenuta spaccatura tra i ‘turchi’ di Orlando e Orfini, i primi antirenziani, i secondi ancora fedeli a Matteo.

Proprio ciò che si aspettavano Napolitano e Macaluso.

L’azione portata ai fianchi dell’ex pupillo Renzi da Re Giorgio era cominciata il 14 dicembre 2016, ad appena dieci giorni dalla sconfitta renziana nel referendum del 4 dicembre. Nel giorno dell’investitura di Gentiloni, con un cerimoniale alla Andropov e Cernenko, in stile Unione Sovietica, il ‘migliorista’ decide di farsi una plateale passeggiata nei corridoi del Senato sottobraccio al ‘prescelto’ Orlando.

Segno inequivocabile della sua scelta.

La congiura napolitanea prende corpo il 29 gennaio 2017, all’indomani della minaccia di scissione paventata da Massimo D’Alema al centro congressi Frentani. Quel giorno, una domenica, Re Giorgio viene visto passeggiare (un vizio) con l’amico Macaluso in quel di piazza Santa Maria Liberatrice, nel romano quartiere di Testaccio. Il giorno successivo, 30 gennaio, il ‘ventriloquo’ Macaluso, intervistato da La Stampa, fissa i tre paletti del nuovo corso Pd: governo Gentiloni fino al 2018, niente scissione da parte dei ‘fallimentari’ D’Alema e Bersani, congresso in tempi brevi. In pratica, il funerale della segreteria a nome Matteo Renzi.