Sarà una Notte degli Oscar più politica che mai. Il cambiamento epocale in atto negli Stati Uniti d'America, con l'elezione del presidente più assurdamente 'originale' in oltre due secoli di storia del Paese, non lascia indifferente il mondo del Cinema e non potrebbe essere altrimenti. Il grande schermo si è spesso fatto portavoce della Storia e quanto sta accadendo negli States ha provocato reazioni da parte di numerosi divi di Hollywood. In tanti si sono schierati contro Donald Trump, altri lo hanno sostenuto. Il suo 'giro di vite' sull'immigrazione, con il 'Muslim Ban' bloccato dai giudici, che sarà riproposto dal presidente in rinnovata versione, e il famoso muro al confine con il Messico sono provvedimenti la cui opposizione mette d'accordo tutti i candidati all'ambita statuetta per il miglior film straniero.

I sei registi anti-Trump

Sono sei i candidati al premio di 'Miglior Film Straniero' agli Oscar 2017. Tre registi provengono dall'Europa, due dal continente oceanico, il sesto dall'Iran che è uno dei Paesi interessati al 'famigerato' bando del presidente degli Stati Uniti. Si tratta, nello specifico, dello svedese Hannes Holm, del danese Martin Zandvliet, della tedesca Maren Ade, degli australiani Martin Butler e Bentley Dean e dell'iraniano Asghar Farhadi. Nessuno di loro ha citato direttamente Trump ma tutti hanno sottoscritto un appello in cui viene denunciato "un clima di fanatismo e nazionalismo, in atto negli Stati Uniti ma anche in altri Paesi". Tale fenomeno interessa parte della popolazione ma anche i leader politici.

Tra l'altro Asghar Farhadi, il regista e produttore iraniano che ha già vinto l'Oscar nel 2012 con "Una separazione", grande favorito di quest'anno con "Il cliente", non presenzierà per protesta alla consegna dei premi.