All'inizio degli anni 2000 lo Stato israeliano ha investito ingenti risorse per tentare di raccogliere, e distruggere, alcuni scritti a firma del Generale Ytzhak Yaakov, che l'autore aveva inviato ad alcuni editori ed amici che lavoravano all'interno dei media statunitensi, con all'interno una storia incredibile riguardante l'esercito israeliano.

L'affaire Yatza

Al centro della storia si trova proprio lo stesso Yaakov, soprannominato Yatza, scomparso nel marzo del 2013. Rientrato in Israele per festeggiare il suo 75° compleanno nel 2001, Yaakov venne immediatamente arrestato e accusato di spionaggio salvo poi vedersi derubricati i capi d'accusa e condannato ai domiciliari.

La storia che era intenzionato a raccontare è stata censurata e la sua pubblicazione vietata facendo calare il silenzio sull'intero affare Yatza. Questo per lo meno fino al 5 giugno scorso quando sul New York Times è stato riportata la trascrizione di un intervista dello stesso Yaakov al giornalista Israeliano Ronen Bergman.

Il piano segreto

Il contesto è quello della Guerra dei Sei Giorni scoppiata nel 1967 tra Israele, allora molto più piccolo e debole rispetto a oggi, e la coalizione araba formata da Egitto, Siria e Giordania. Temendo che un'eventuale sconfitta avrebbe potuto tramutarsi in un secondo olocausto, l'esercito israeliano aveva preparato un piano per far detonare un ordigno nucleare nella penisola del Sinai.

Il trasporto della bomba sarebbe stato affidato ad un paracadutista dell'esercito che avrebbe dovuto nasconderlo sulla sommità di una montagna della penisola poiché la tecnologia in possesso dell'esercito di Tel Aviv all'epoca non permetteva il trasporto mediante un vettore di altro tipo. L'esplosione sarebbe stata visibile da grandissima distanza, probabilmente persino dal Cairo e avrebbe dovuto dare allo stato ebraico un importante vantaggio psicologico spingendo i nemici alla resa.

Il ruolo di Yaakov

Il piano non venne mai attuato in quanto Israele riuscì ad aggiudicarsi la vittoria con grande facilità al punto che già poche ore lo scoppio del conflitto, iniziato con l'immediata distruzione della flotta aerea araba, apparve chiara la schiacciante superiorità dell'esercito israeliano. Lo Stato maggiore dell'esercito decise pertanto di non lasciar trapelare la preparazione del piano per non rischiare di compromettere la reputazione di Israele come stato credibile e responsabile.

L'allora capo dell'unità che gestiva l'operazione, lo stesso Yaakov, raggiunta l'età di 70 anni decise di divulgare la storia riversandola in un romanzo inviato poi a diversi editori americani, accompagnato da una nota che precisava di come si trattasse di una storia vera mascherata da romanzo per evitare la censura israeliana. Yaakov mandò anche una serie di estratti dal proprio diario personale ed arrivò a rilasciare l'intervista a Ronen Bergman di cui è stata pubblicata la trascrizione mentre il filmato originale venne distrutto su richiesta del governo israeliano.