Anche se non sono riferite direttamente all’italia, le parole pronunciate da Yves Bot, avvocato generale della Corte di giustizia dell’Unione Europea, colpiscono direttamente gli interessi del nostro paese per quanto riguarda il problema dei migranti. Nella corso della sua richiesta di respingimento dei ricorsi di Slovacchia e Ungheria contro una sentenza che aveva condannato il loro comportamento contrario ai dettami del regolamento di Dublino, Bot ha specificato che le regole sottoscritte nella capitale irlandese restano valide per tutti gli Stati che le hanno sottoscritte, Italia compresa.

Dunque, rifugiati e migranti devono forzatamente presentare domanda di asilo nel primo paese Ue in cui entrano, e non possono farlo in un paese in cui entrano illegalmente (ad esempio attraversando la frontiera tra Italia e Francia o Austria).

Cosa prescrive il regolamento di Dublino

Il regolamento di Dublino, denominato anche ‘Regolamento UE n. 604/2013’ o ‘Regolamento di Dublino III’, è parte integrante della “Convenzione sulla determinazione dello stato competente per l’esame di una domanda di asilo presentata in uno degli stati membri delle Comunità Europee (fonte wikipedia)”. Con questo documento sono stati stabiliti i criteri per determinare, da parte di un paese membro dell’Ue, i requisiti delle domande di protezione internazionale presentate da persone provenienti da paesi extra europei.

Tra le varie imposizioni del regolamento c’è, appunto, quella che obbliga i paesi di prima accoglienza ad esaminare le domande di asilo.

Bot contro Croazia, Slovacchia e Ungheria

Come accennato, l’intervento dell’avvocato Yves Bot non era riferito alla pur drammatica situazione italiana, nei cui porti ogni settimana sbarcano migliaia di migranti.

Il caso specifico riguarda, invece, la richiesta avanzata dalla Corte di giustizia di respingere i ricorsi presentati da Slovacchia e Ungheria, schieratesi contro il regolamento di Dublino in sostegno di un altro Stato Ue, la Croazia, che aveva consentito e organizzato il passaggio illegale in altri stati Ue di profughi arrivati nei suoi territori.

Nel 2016, infatti, a un cittadino siriano e a due famiglie afghane venne fatta varcare la frontiera tra Croazia e Serbia (paese non facente parte dell’Ue) dalle autorità croate, allo scopo di far presentare loro la richiesta di asilo in altri Paesi dell’Ue. E, infatti, il primo aveva presentato domanda in Slovenia, mentre i secondi in Austria. “L’attraversamento di una frontiera in violazione dei requisiti imposti dalla normativa applicabile nello Stato membro interessato – ha commentato Bot - deve necessariamente essere considerato illegale ai sensi del regolamento Dublino III”.