Per il presidente russo Vladimir Putin la misura è divenuta colma. Il clima di "guerra fredda" che è calato dopo le sanzioni inflitte alla Russia riaccende un vecchio attrito tra Washington e il Cremlino. Una Russia che a quanto pare ha dimostrato pazienza, ma che "non intende più tollerare l'egemonia di Washington e la sua evidente pressione sulle implicazioni internazionali". Adesso, con la cacciata dei 755 diplomatici USA, la situazione tra le due superpotenze mondiali diventa più che incandescente, e lascia spazio a interpretazioni che riportano gli sforzi diplomatici di entrambi indietro di molti anni.

La mossa di Putin: "Via 755 diplomatici Usa dalla Russia"

La risposta netta del presidente Vladimir Putin alle sanzioni inflitte alla Russia è arrivata: l'ambasciata statunitense in Russia dovrà ridurre di 755 persone il suo staff. Sanzioni che mandano all'aria il piano del presidente Usa, Donald Trump, di rilanciare i rapporti con Mosca, costruendo un legame di collaborazione reciproca con Vladimir Putin. Trump, che invece è costretto a piegarsi alla volontà del Congresso degli Stati Uniti, che sia alla Camera che al Senato ha sanzionato, oltre alla Russia, anche Corea del Nord e Iran.

l tagli di Putin, dunque, riguarderanno gli impiegati che lavorano all'ambasciata, come interpreti, cuochi e autisti, e prospettano un clima di tensione che a quanto pare rimanda il disgelo tanto auspicato dal Tycoon, con le mani legate dopo la vicenda Russiagate, sul presunto coinvolgimento di Mosca nelle elezioni che lo hanno portato alla Casa Bianca.

Inoltre, Trump non vorrebbe incrinare ulteriormente i rapporti con Putin e contraddire quanto espresso durante la sua campagna elettorale sul rilancio dei rapporti tra Usa e Russia. Ma la mossa di Putin è chiaramente una ritorsione nei confronti di Washington e le dichiarazioni del presidente russo sono più che esplicite: "E' venuto il momento di mostrare agli Usa che non lasceremo le loro azioni senza risposta".

Putin: risposta a Obama?

Mossa di Putin che lascia pensare a una vendetta per lo sgarbo di Obama di sette mesi fa, quando l'ex presidente americano espulse 35 diplomatici russi. Putin che allora non aveva risposto direttamente, probabilmente con la speranza che il nuovo inquilino della Casa Bianca porgesse un orecchio a Mosca dopo le elezioni presidenziali.

Tuttavia, sottolinea Putin, non tutto ciò che è stato compiuto nel campo della diplomazia e della collaborazione tra Usa e Russia è da buttare, ma ci sono stati importanti risultati ottenuti nella questione Siria, in particolare con la creazione di una zona di de-escalation. Un Putin che già da tempo si diceva speranzoso affinché la situazione tra Washington e Russia potesse cambiare, e che il presidente Usa mostrasse un piglio autoritario, e non subisse, come invece sta capitando, la decisione del Congresso in merito alle sanzioni. Infatti, la debolezza dell'omologo americano è piuttosto palese al Cremlino, e la battaglia persa con l'abrogazione dell'Obamacare con il voto contrario di molti repubblicani sarebbe solo la punta dell'iceberg.

Washington vuole tornare alla guerra fredda?

L'impressione, come ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, è che "Washington voglia riportare indietro l'orologio della storia alla guerra fredda". Così l'amministrazione americana arriverebbe al completo degrado delle relazioni bilaterali, già inasprite dalle prime mosse di Putin. A migliorare la situazione attuale, solo l'eventuale opposizione di Trump alle sanzioni ora che il disegno di legge approvato dal Senato arriverà alla Casa Bianca per essere firmato del presidente. Questi infatti potrà, se vorrà, porre il veto, creando però nuove difficoltà all'interno del Partito Repubblicano e, tra l'altro, senza ottenere significativi risultati, visti i numeri al Congresso. Ma ciò potrebbe davvero alleviare il clima di tensione ormai innescato tra le due potenze?