E' a rischio il Fondo Previdenziale che ha lo scopo di fornire prestazioni previdenziali ed assistenziali aggiuntive a quelle elargite dall’INPS, agli ufficiali e sottufficiali dell’Esercito, della Marina militare, dell’Aeronautica militare e dei Carabinieri, nonché dei graduati e militari di truppa dei Carabinieri.

La funzione principale è quella di elargire agli iscritti, all’atto della cessazione dal servizio, una indennità denominata “indennità supplementare” per gli ufficiali e premio di previdenza per i sottufficiali, per i graduati e militari di truppa dei Carabinieri.

Il contributo assolutamente obbligatorio, ammonta al 4% per gli ufficiali dell’Esercito e dei Carabinieri e del 2% per le restanti categorie menzionate, calcolato in entrambi i casi sull’80% dello stipendio e della tredicesima mensilità. Da notare che tutti gli ufficiali, godono anche dell’assegno speciale.

Costituzione della Cassa previdenziale

Dal 1° luglio 2010 le preesistenti Casse Ufficiali e Sottufficiali, vengono accorpate prendendo l’attuale denominazione. La nuova Cassa è pertanto costituita dal Fondo di previdenza Ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, da quello degli Ufficiali della Marina Militare e degli Ufficiali dell’Aeronautica Militare, da quello dei Sottufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, da quello degli Appuntati e Carabinieri, da quello dei Sottufficiali della Marina Militare e da quello dell’Aeronautica Militare.

La fusione, è stata necessaria per la razionalizzazione degli organi collegiali e gestionali delle preesistenti sei casse militari, e gestisce i 7 fondi previdenziali di categoria che tuttavia mantengono una autonomia di operativa e di investimenti.

La situazione attuale

Il fondo, tuttavia, non sembra aver beneficiato nel corso del tempo delle modifiche apportate e oggi, si discute del rischio default entro il 2024, se non verrà emesso un nuovo e adeguato provvedimento normativo.

Il Cocer dei Carabinieri, praticamente il sindacato dei militari, più volte ha rimostrato le sue perplessità, avanzato la propria proposta, affiancato in questa lotta unicamente da Federazione Intesa, unico Sindacato fra tanti della Funzione Pubblica che appoggia i suoi tesserati, una nutrita schiera di impiegati civili che hanno avuto un trascorso da militari, ma essendo transitati nei ruoli civili del Ministero della Difesa, vantano un credito nei confronti del Ministero della Difesa che a tutt’oggi, dal 2010, data in cui è avvenuta la riforma militare non trova soluzione per un mero errore del legislatore.

La storia della crisi economica

Facendo un passo indietro, già nel 2008, dopo il fallimento di una delle banche d’affari mondiali più prestigiose, la Lehman Brothers, la crisi dei mutui subprime, determina un effetto domino non tanto per i paesi anglosassoni che riescono a elargire i necessari aiuti economici ai propri istituti bancari, quanto per i paesi più indebitati con a capo la Grecia, che avendo un debito pubblico molto alto diventa l’anello debole del sistema economico europeo, rischiano di trascinare tutti gli altri nel baratro. I 17 paesi che ne fanno parte dell’Europa, purtroppo hanno economie molto difformi fra loro e la costituzione dell’euro non è riuscita tutt’oggi a portare le migliorie necessarie per livellare le differenze.

La gestione degli investimenti

Nel 2011, Banca delle Marche, tristemente nota per le cronache odierne, si aggiudica la gestione triennale del servizio di tesoreria della Cassa di Previdenza delle forze armate, all’epoca denominata “Cassa Ufficiali e Sottufficiali“ che manterrà anche successivamente. I fondi affidati a Banca delle Marche, vengono investiti quasi completamente in titoli di stato Italiani, questo nonostante le prime avvisaglie di crisi, già c’erano state. Altre entrate, riferisce la Corte dei Conti nella sua relazione per gli esercizi finanziari del 2013-2014, sono riferite ad affitti o vendita di patrimonio immobiliare. Detto istituto, effettivamente qualche anno fa, sembrava comunque attraversare un periodo estremamente florido, infatti appena nel 2011, offriva ancora conti di deposito che restituivano lo sbalorditivo tasso del 3%.

E’ facilmente intuibile pertanto che, come sia stato possibile affidarle i risparmi dei nostri militari. Purtroppo solamente poco dopo nel 2015, la banca avrà necessità di aderire al fondo salva-banche che diventerà di fatto l’azionista di controllo, stanziando un miliardo di euro, per evitare il bail-in, e tentare il risanamento dell’istituto ripulendolo dagli investimenti senza più valore, il Governo prende il controllo dell’Istituto tutt’ora sotto la vigilanza del Ministero del Tesoro, sempre tutto a spese nostre.

La restituzione dei soldi versati

Tornando al rischio fallimento del fondo, per comprenderne i motivi, il primo fattore che possiamo analizzare è il contributo del 2% versato dagli ufficiali della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare, a differenza del 4% dei colleghi stellati di Esercito e Carabinieri.

Inizialmente idoneo, si è rivelato con il tempo non adeguato, per una convergenza di fattori che agendo all’unisono, hanno potenziato gli effetti. L’abbassamento del numero dei nuovi iscritti infatti insieme ai mancati aumenti salariali, determinati dal blocco stipendiale, ha fatto in modo che dal 2015, l’equilibrio fra entrate ed uscite pian piano si sia perso, determinando una mancanza di liquidità che ha prodotto il rischio default.

Soldi versati e non restituiti

Bisogna a questo punto fare ancora un salto indietro, non tutti sanno che per effetto della spending-review si è prevista una riduzione progressiva dei militari, da 190 mila unità a 150 mila, entro il 2024. La formula prevedeva fra le altre, il transito dei militari nelle corrispondenti aree civili del Ministero della Difesa.

Per questa speciale categoria, l’articolo 1919 del Codice dell’Ordinamento Militare, di cui al Decreto Legislativo n.66/2010, prevede la restituzione dei ratei versati esclusivamente ai sottufficiali della Marina militare e dell'Aeronautica militare, iscritti da almeno 6 anni. Senza apparente valido motivo, vengono esclusi i soli transitati provenienti dalle file dei sottufficiali dell’Esercito e dei Carabinieri, ovvero anche graduati e militari di truppa dei Carabinieri. Questa sperequa differenziazione però comincia dal 2010, ovvero la data Riforma Militare introdotta con il Decreto Legislativo n.66, del 15 marzo 2010. Tutti i transitati nelle amministrazioni statali, prima del 2009, ricevono quanto dovuto dalla rispettiva Cassa.

E’ solamente dal 2010 che lo Stato Maggiore della Difesa, comincia a rigettare le istanze adducendo sempre la stessa motivazione: “la forza armata di appartenenza non è contemplata nella legge quale presupposto per il riconoscimento del beneficio in oggetto". Altra anomalia si evince dalla lettura delle FAQ pubblicate sul sito del Ministero della Difesa, le quali recitano testualmente quanto segue: Nel caso di collocamento in congedo senza diritto a pensione, è prevista la liquidazione dell’Indennità supplementare o la restituzione dei contributi versati alla Cassa? In assenza dei presupposti previsti dalla vigente normativa (iscrizione ai Fondi per almeno 6 anni e collocamento in congedo con contestuale diritto a pensione) non è prevista la liquidazione dell’Indennità supplementare, né la restituzione dei contributi versati.

Tuttavia, sono in corso di valutazione proposte per modificare l’attuale assetto normativo finalizzate a riconoscere il diritto alla restituzione dei contributi, qualora non sia corrisposto il beneficio dell’Indennità supplementare”. Si ribadisce, come mai, prima del 2010, la restituzione delle somme versate nel detto fondo previdenziale avveniva per tutti, anche per i sottufficiali di Esercito e Carabinieri, nonché graduati e militari di truppa dei Carabinieri, poi successivamente estromessi? Viene facile domandarsi come mai, il nuovo Codice dell’Ordinamento Militare approntato dal Ministero della Difesa nel 2010 e poi convertito in Decreto Legge dal Governo dell’epoca, non prevedeva il beneficio per tutti i militari, come costituzionalmente sancito?

E’ lecito immaginare, anche analizzando l’articolo 1919 del Codice Dell’Ordinamento Militare, che il legislatore possa aver commesso un errore, semplicemente omettendo la dicitura “e anche per i sottufficiali di Esercito e Carabinieri, nonché graduati e militari di truppa dei Carabinieri”. Quello che lascia di stucco è che in tanti anni nessuno ha pensato di apportare le modifiche necessarie a correggere un errore che sembra palesemente anticostituzionale? E’ legittimo pensare che al fine di rimpinguare le già provate casse dei fondi qualcuno abbia deciso di evitare o non insistere nel sistemare le cose? E’ possibile che ciò accada in un paese democratico come dovrebbe essere l’Italia? E’ possibile che debba far leva il Cocer ed essere ascoltato solamente in un periodo in cui c’è effettivamente il rischio che anche i soldi dei generaloni vengano persi?

Non sarebbe stato più sensato agire tempestivamente essendo il fondo un istituto a carattere assistenziale? E' coraggioso l’interesse di un sindacato giovane ma non troppo come Federazione Intesa, ma ci sarebbe aspettato anche l’interessamento delle più sigle più rappresentative che ormai evidentemente sono prese esclusivamente da temi così grandi che sono lontani dalla reale rappresentatività dei lavoratori. La miglior risposta delle Istituzioni, comunque crediamo possa essere quella di sistemare immediatamente la situazione per restituire il mal tolto a tanti onesti cittadini!