È oramai alle porte la data che sancirà il cambiamento in materia giudiziaria nel campo dell’immigrazione, infatti il prossimo 17 agosto 2017 entrerà in vigore definitivamente nel settore amministrativo giudiziario - volutamente rinviato di 180 giorni - la riforma promossa dal ministro degli Interni, Marco minniti.

La riforma

Lo scorso 12 aprile, la Camera dei Deputati ha definitivamente approvato il disegno di legge di conversione del decreto-legge del 17 febbraio’17, n. 13 contenente “disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale”.

L’atto ha creato non pochi risvolti all’interno della scena Politica nazionale e tra l'opinione pubblica, facendo sì che il tema dell’immigrazione e del corrispettivo contrasto a quella di tipo illegale diventassero argomenti caldi, nonché all’ordine del giorno per molti mesi.

Ed ora che la clessidra dei 180 giorni sta inesorabilmente versando i suoi ultimi granelli di sabbia ci chiediamo se l’Italia sia davvero pronta a questo cambiamento così importante. Una domanda alla quale potremo dare una risposta solo nei prossimi mesi, guardando ai primi frutti di questo atteso cambiamento. Un elemento è tuttavia certo: il numero degli sbarchi nello scorso mese di luglio è vertiginosamente diminuito, complici gli accordi tra Italia e Libia e il novello codice di condotta delle Ong.

L'oggetto del decreto

Un lavoro, quello del ministro Marco Minniti, che è stato condotto rispettando un quadro ben preciso ovvero:

  • Snellire il sistema burocratico italiano in materia di riconoscimento di protezione internazionale.
  • Formare le 26 sezioni specializzate in tema "migrazione" presso i tribunali locali, abolizione del ricorso in secondo grado così da snellire i tribunali provinciali - dove a chi non era riconosciuta in prima istanza la protezione internazionale, era donata la possibilità di ricorrere in secondo grado o di fare ricorso dando vita così ad un iter lungo e snervante anche per gli stessi "richiedenti".
  • Contrastare l'immigrazione illegale, “proteggere” le porte d’Europa attraverso un sistema più efficiente di identificazione, di espulsione e di rimpatri.
  • Impiegare personale specializzato da introdurre nelle commissioni territoriali, per la precisione 250.
  • Tracciabilità degli ospiti degli Sprar attraverso l'iscrizione all'anagrafe comunale.
  • La nascita dei CPI, Centri di Permanenza per Rimpatri.
  • Ed in fine la comparsa sulla scena della SIA - Sistema Informativo Automatizzato - che in collaborazione con il Sistema informativo di Schengen sarà d'aiuto nelle procedure di rimpatri ed espulsioni.

Rimane intatta invece la fattispecie riguardante i minori non accompagnati che giungono nel nostro paese.