Tomaso Montanari - storico dell’arte, presidente di Libertà e Giustizia e fautore, insieme ad Anna Falcone, dell’iniziativa che ha riunito la cosiddetta ‘sinistra civica’ al teatro Brancaccio di Roma - intervistato dal Fatto Quotidiano, respinge con toni ultimativi l’ipotesi di riavvicinamento tra i movimenti di sinistra e il Pd di Matteo Renzi. Secondo Montanari l’iniziativa presa dal bersaniano Roberto Speranza è solo una tattica politica di cui alla gente normale “non frega nulla”. Il professore respinge al mittente la richiesta di Mdp al Pd di modificare in senso maggioritario la legge elettorale, ma anche l’idea stessa che una sinistra che si definisce tale voglia stringere alleanze con il renzismo.
L’unica ricetta giusta sarebbe, invece, “una sinistra radicale alla corbyn” (Jeremy, leader dei laburisti britannici ndr) perché, a suo parere, la ricostituzione del centrosinistra “non ha alcun senso”.
La sinistra secondo Montanari
È un Tomaso Montanari privo dei tradizionali freni inibitori quello che risponde oggi, 23 ottobre, alle domande del giornalista del Fatto Quotidiano Fabrizio D’Esposito. Il tema del contendere è la proposta avanzata appena ieri da Roberto Speranza di Mdp al Pd di Matteo Renzi, attraverso un’altra intervista concessa a Repubblica, di riallacciare i rapporti tra il partito renziano e i movimenti schierati alla sua sinistra. Tre le condizioni poste da Speranza a Renzi (modifica di legge elettorale, Jobs Act e riforma della Scuola), praticamente già rispedite al mittente dal segretario Dem in diretta tv nel corso di In Mezz’ora in più di Lucia Annunziata.
Ma Montanari resta comunque furioso con i bersaniani. Appena tramontato il fiacco tentativo di Giuliano Pisapia di rassemblement del centrosinistra, Montanari è costretto ad incassare il ‘doppio gioco’ di Speranza. Per questo irride la sua iniziativa affermando che il giovane esponente di Mdp avrà parlato si e no con “trecento persone”.
Tutti gli errori di Speranza secondo Montanari
Sollecitato dall’intervistatore circa il fatto che quella di Speranza sia stata solo una tattica per farsi dire no dal Pd e poter affermare di averci provato, Tomaso Montanari non si contiene più. Questi “giochini tattici”, afferma, restano incomprensibili alla “gente disperata e arrabbiata” a cui “non frega nulla della tattica”.
Lo storico dell’arte è deluso e amareggiato dall’iniziativa presa da Mdp perché convinto che si fosse instaurato un dialogo sincero con il partito di Bersani e D’Alema. Montanari imputa a Speranza la colpa di aver chiuso in un cassetto per motivi di convenienza lo scandalo del “conflitto di interessi bancario” di cui è protagonista il sottosegretario di Palazzo Chigi Maria Elena Boschi. Viene giudicata grave anche la richiesta di una “correzione maggioritaria” alla legge elettorale, quando, invece, “tutto il mondo del No” al referendum del 4 dicembre 2016 è favorevole al metodo proporzionale.
Sinistra alla Corbyn senza Pd
Il suo giudizio sul Pd a guida renziana è impietoso. Il renzismo, così come la “teologia mariana” che descrive la Madonna “vergine prima, durante e dopo il parto” di Gesù, è irriformabile e con Renzi una sinistra che si vuole definire tale non può allearsi.
La soluzione proposta da Montanari, invece, è “una sinistra radicale alla Corbyn” che “entro natale” si riunisca in assemblea marcando nettamente le distanze dal Pd, perché “il centrosinistra non ha alcun senso”. Compito della vera “sinistra unitaria”, infatti, è quello di “rovesciare il tavolo delle disuguaglianze” e non di cercare voti al centro. Montanari, infine, apre ad una eventuale leadership di Pietro Grasso, ma il presidente del Senato resta sotto osservazione: se permetterà il voto di fiducia sul Rosatellum niente da fare per lui.