“Sono pronto a incontrare Renzi”. È questa la frase certamente più politicamente pesante pronunciata da Roberto Speranza, uno dei leader di Articolo1-Mdp, durante un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica e pubblicata questa mattina, domenica 22 ottobre. Il pupillo di Pier Luigi Bersani, già capogruppo Dem alla Camera, sostituito poi da Ettore Rosato, chiede ufficialmente al segretario Pd, Matteo Renzi, di provare a riannodare i fili di una alleanza a sinistra del Nazareno. Le condizioni per far ripartire il cantiere del centrosinistra sono però durissime e forse inaccettabili per il Rottamatore: non utilizzare il voto di fiducia al Senato per approvare la legge elettorale Rosatellum bis, cambiare rotta politica su Lavoro e Scuola.

In caso di rifiuto dell’incontro da parte di Renzi, comunque, Speranza annuncia che Mdp è pronta a “presentare un progetto alternativo, democratico e popolare”.

La sfida di Speranza a Renzi in tre condizioni: la legge elettorale

“Vogliamo discutere nel merito di legge elettorale, di bilancio e delle politiche sbagliate di questi anni”, dice Roberto Speranza questa mattina a Repubblica. Il giovane leader di Mdp definisce lui stesso una “sfida” quella lanciata nei confronti del segretario Pd, aggiungendo che lui e gli altri esponenti del neonato partito della sinistra sono disponibili ad incontrarlo al più presto, “già lunedì mattina”. Speranza parla con toni ultimativi di “ultima occasione per capire se il filo si è definitivamente spezzato o si può ancora riannodare”.

Ma il riavvicinamento non può essere ‘gratuito’. La prima condizione posta dagli scissionisti è quella di evitare il voto di fiducia in Senato sulla legge elettorale. In pratica, però, Speranza chiede a Renzi di modificare radicalmente il Rosatellum bis aggiungendo nel testo della legge le preferenze, aumentando i collegi uninominali e inserendo il voto disgiunto.

A Mdp, insomma, non va proprio giù che due terzi degli eletti vengano “decisi dai vertici dei partiti”.

Seconda e terza condizione per una sinistra unita: Lavoro e Scuola

Per dare vita a un nuovo cartello di centrosinistra, però, non basta il cambio di rotta sulla legge elettorale. Secondo Roberto Speranza la parola “dignità” deve tornare al centro delle politiche sul Lavoro.

Cosa che non è accaduta con l’introduzione del Jobs Act che, a suo modo di vedere, ha tolto e non aggiunto diritti ai lavoratori. L’ultima manovra economica, ancora in discussione in parlamento, infatti, viene definita “debole” perché prevede ancora “troppi bonus” o, per meglio dire, mance elettorali, senza avere una visione di largo respiro. La parola d’ordine di una sinistra che si vuole definire tale, aggiunge Speranza, deve essere “ridiamo dignità al lavoro”. La terza e ultima condizione posta a Matteo Renzi, infine, è quella di “rivedere” la riforma della Scuola che tante proteste ha suscitato tra gli addetti ai lavori.